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Fase 2: asili, scuole e università come riapriranno?

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Fase 2 da coronavirus, come riapriranno asili, scuole e università? Soluzioni e innovazioni per il mondo scolastico italiano.

Fase 2, come riapriranno asili, scuole e università? Mentre in altri Paesi, come ad esempio la Danimarca e la Germania, le scuole stanno ripartendo – anche per consentire ai genitori di poter tornare a lavoro con una preoccupazione in meno – in Italia è già stato ufficializzato il rinvio a settembre. Ma dopo l’estate, nella ormai famigerata fase 2 da coronavirus, bisognerà arrivare preparati. E quindi, quali sono le soluzioni per riaprire asili, scuole e università? Per tutti delle idee e proposte diverse: il Ministro Azzolina, insieme alla task force, sta lavorando per consentire una riapertura in tutta sicurezza per bimbi, ragazzi e adulti.

Fase 2: come riapriranno gli asili

Come riapriranno gli asili dopo la fase 2? “Non abbiamo alcuna fretta di riaprire senza che vi siano garanzie per i bambini e sicurezza sanitaria per chi lavora”, spiega all’AGI Cinzia D’alessandro, presidente del Comitato Educhiamo, il gruppo di professionisti della educatori nato lo scorso marzo. Per riaprire a settembre, però, è necessario: “Adottare misure utili a imitare il rischio di contagio tra gli operatori che lavorano nelle scuole: indossare i dispositivi di protezione come le mascherine, innanzitutto, e fare tamponi e test sierologici ai dipendenti”. Per quanto riguarda i bambini, invece: “Nella fascia d’età 0-6 anni è difficile immaginare di non avere vicinanza tra i bambini – ammette D’Alessandro – e sarebbe comunque contrario alla loro natura e al motivo per cui esistono asili e scuole dell’infanzia”.

Alcune misure per limitare i rischi di contagio all’interno degli asili, però, si possono prendere: innanzitutto bisognerà misurare la temperatura dei bambini al momento del loro ingresso al nido e durante la giornata e poi eliminare dalle attività i materiali e i giochi che maggiormente vengono toccati, scambiati e portati alla bocca, oggetti che comunque andrebbero lavati due volte al giorno con prodotti sanificanti. Momento particolare per il pranzo: “Durante il quale può accadere che si scambino le posate e il cibo, per cui l’idea è quella di aumentare distanza dei posti a tavola”. Stessa cosa per le ore in cui dormono, disponendo i lettini ad almeno un metro l’uno dall’altro, anche perché proprio mentre ci si riposa le difese immunitarie si abbassano.

Riaprire asili e scuole dell’infanzia, che in Italia sono circa novemila, non è soltanto una necessità per salvaguardare realtà e posti di lavoro: “Non è pensabile che i bambini non abbiano la possibilità di tornare a vivere una forma di normalità – sostiene D’Alessandro – Sarebbe una privazione dei loro diritti e avrebbe conseguenze dannose per il loro sviluppo, per le quali sono preoccupata io e lo sono anche i genitori”. Le attività via tablet, infatti, non risultano sufficienti.

Fase 2: come riapriranno le scuole

A settembre si tornerà, con ogni probabilità, in aula. Ma come riapriranno le scuole durante la fase 2 da coronavirus? Per le pubbliche è a lavoro una task force guidata dal Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Per le paritarie, invece, potrebbe andare molto meglio: “Per noi non vedo grandi difficoltà, abbiamo spazi in abbondanza”, spiega il presidente dell’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica (Agidae), Francesco Ciccimarra che aggiunge: “Non si potrà offrire una risposta unica a tutte le situazioni – aggiunge Ciccimarra – Ogni scuola deve ragionare su come organizzare la didattica, facendo in modo che tutti i ragazzi siano a scuola. Per il primo giorno di scuola, in ogni caso, ci adegueremo sicuramente alle disposizioni del governo”.

“Se serviranno le mascherine le metteremo”, prosegue Ciccimarra. Per quanto riguarda gli spazi, “alcuni dei nostri istituti hanno ambienti talmente grandi da poter ospitare il triplo dei ragazzi che effettivamente frequentano la scuola. Sono poche quelle che non hanno esuberanza di ambienti, per questo motivo non vedo alcun problema di spazi per quanto riguarda il rispetto di eventuali distanze di sicurezza”. Da qua a fine anno, invece, si proseguirà come avviene oramai da un paio di mesi, ovvero sfruttando la tecnologia e l’insegnamento a distanza. “Va bene fare la didattica parzialmente a casa, ma a scuola bisogna tornare”.

Fase 2, come riapriranno le università?

Come riapriranno le università durante e dopo la fase 2? A fare il punto della situazione è Giovanni Lo Storto, D.G. della Luiss di Roma: “Più che per la fase 2 dell’emergenza ci stiamo organizzando per fase N, dove N sta per nuova”. Come? Attraverso l’e-learning e non solo: “Per settembre stiamo impostando un sistema di formazione dei nostri studenti che terrà conto della possibilità di svolgerne una parte in distance learning, con l’obiettivo di valorizzare quella in presenza. Questi strumenti saranno combinati insieme per non perdere nemmeno un momento dell’insegnamento”. Anche perché c’è un problema legato agli spazi: “C’è un tema di gestione degli spazi evidentemente che deve coniugarsi con le esigenze di sicurezza dei nostri studenti. Stiamo ripensando il nostro modello per trasformare la criticità in una opportunità”.

E sulle modalità di esami universitari? “In risposta alla crisi sanitaria, che ci ha costretti alla chiusura, – spiega Lo Storto – abbiamo avuto una reazione molto pronta e precisa che ha consentito a tutti gli studenti di non perdere nemmeno un momento nella didattica. E la stessa cosa l’abbiamo fatta per gli esami. Tutti i nostri esami, infatti, si sono svolti come da programma: parliamo di 550 prove intermedie e di 745 esami di laurea, con oltre 17.000 ore di lezione erogate. Ma vogliamo fare un passo in più. Per questo stiamo ridisegnando anche il momento dell’esame per far sì che sia a tutti gli effetti un confronto pieno di valore tra docente e studente. Ed è evidente che la positiva esperienza accumulata in questi mesi rimarrà anche dopo la fine dell’emergenza”.