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Flash mob di medici e infermieri: "Siamo stufi di elemosinare protezioni"

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Giovedì 30 aprile medici e infermieri si sono riuniti davanti agli ospedali del Piemonte per dare il via a un flash mob di protesta.

Medici e infermieri del Piemonte hanno organizzato un flash mob di protesta davanti alle strutture ospedaliere della Regione per la giornata di giovedì 30 aprile. Infatti, gli operatori sanitari contestano le promesse che le autorità avevano fatto a tutela della loro professione che non sarebbero – a loro dire – state rispettate. Sono stanchi di essere chiamati “angeli” o “eroi” e di non vedere riconosciuti i loro diritti. Per questo motivo, a tutela della loro salute e di quella dei pazienti, hanno chiesto di essere messi nelle condizioni di poter lavorare in sicurezza, con adeguati dispositivi di protezione individuale.

Piemonte, flash mob medici e infermieri

Dalle ore 10 di giovedì 30 aprile, medici e infermieri del Piemonte hanno dato il via a una protesta e a un flash mob per richiedere maggiori tutele. Le richieste avanzate dagli operatori sanitari – in prima linea contro il coronavirus– è quella di garantire mascherine e dispositivi di protezione, tamponi e test sierologici al personale stesso.

E’ importante – denuncia un’operatrice reparto di Ematologia delle Molinette – che siano dati in dotazione a tutti, reparti Covid e non”. “I dpi mancano adesso come in passato e poi c’è la questione tamponi: a me è stato fatto dopo 17 giorni di quarantena e per fortuna sono risultata negativa. Stiamo però parlando di 10 giorni fa”.

Anche i colleghi della donna hanno lasciato la loro postazione per circa mezz’ora per scendere in cortile e manifestare la loro rabbia alle istituzioni regionali. “Chiediamo dpi perché sono una barriera per proteggere sia l’operatore che l’utente. L’emergenza è ormai iniziata da 60 giorni, all’inizio abbiamo fatto molta fatica, essendo stati esposti per molto tempo in condizioni precarie“. Alla domanda se oggi la situazione è migliorata, la risposta è sincera e chiara: “Ora sono finalmente arrivati i dpi, ma a fatica. Sono centellinati. Elemosiniamo mascherine, visiere e i camici li usiamo solo in determinate condizioni. Facciamo fatica”.

Le richieste

Michele Cutrì, sindacalista UIL FPL Città della Salute, spiega anche un altro problema importante che è quello relativo alla carenza di personale. “Bisogna assumere, stabilizzare le poche assunzioni fatte in modo tale da sostenere i fabbisogni di salute. In questi anni sono stati effettuati tagli lineari, oggi ne paghiamo le conseguenze”.

Chiediamo che ci siano più protezioni, più personale – aggiunge anche Francesco Cartellà, Cigl Funzione Pubblica Città della Salute -. Negli ultimi tempi la Regione non ha risposto prontamente a quello che avevamo chiesto e cioè una cura migliore e un’organizzazione sanitaria efficiente per i cittadini”.

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Ma c’è anche chi sposta l’attenzione sui problemi strutturali relativi alla Molinette: “è un ospedale vecchio, fatiscente, è ora di realizzare un presidio nuovo, pubblico e con posti letto”, dichiatara un’infermiera. “Non ci si dimentichi della medicina del territorio, manca. Non esiste. I medici di famiglia servono, sono utilissimi“.

Ma non solo alla Molinette: la protesta si è verificata anche a Carmagnola, dove sono stati soprattutto gli infermieri a uscire fuori dall’ospedale San Lorenzo muniti di cartelli. Diversa, infine, la situazione all’Asl To3, che non ha concesso ai lavoratori di partecipare al flash mob del 30 aprile. “Oggi è stato leso il diritto costituzionale ai lavoratori di manifestare il loro dissenso verso le politiche adottate dalla Regione aspetto alla gestione dell’emergenza Covid-19″, hanno affermato i sindacati FP CGIL e UIL PL.