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Come dimostrare i "comprovati motivi di lavoro" durante la fase 2

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"Comprovati motivi di lavoro": cosa significa questa frase? Una guida su quali sono e come si possono dimostrare durante la fase 2 da Coronavirus.

Perché nella fase 2 da Coronavirus si parla di “comprovati motivi di lavoro” da indicare nella nuova autocertificazione? In tantissimi lavoratori potranno tornare sul proprio posto di lavoro, anche in virtù delle varie ordinanze che le singole Regioni stanno adottando. In Lombardia, per esempio, da lunedì saranno possibili gli spostamenti anche per gli studi professionali. Tutti, però, come noto, dovranno muoversi con l’autocertificazione. E bisognerà indicare nel modulo i “comprovati motivi di lavoro”. Ma cosa significa questo termine e quali sono da dimostrare? Gli esperti consigliano di far riferimento a quanto stabilito dalla circolare 6/2020 dei Consulenti del Lavoro.

Fase 2 e comprovati motivi di lavoro

Stante quanto riportato dalla circolare 6/2020 dei Consulenti del Lavoro, i “comprovati motivi di lavoro” rientrano nelle cosiddette: “Comprovate esigenze lavorative non devono necessariamente rivestire il carattere della eccezionalità, urgenza o indifferibilità, potendole intendere riferite, alla luce di quanto emerge dalla norma e dai primi chiarimenti di prassi, alle ordinarie esigenze richieste dalle modalità attraverso le quali si è tenuti a rendere la prestazione lavorativa”. Cosa rientra nel concetto di “comprovate esigenze lavorative”? Le casistiche che coprono questa area sono: il tragitto casa-lavoro e viceversa, le consegne al domicilio altrui, la sosta per la pausa pranzo.

Dunque, chi si trova in pausa dal lavoro e deve recarsi al supermercato o al bar o al ristorante, può farlo senza problemi, in quanto questa rientra nelle normali necessità di chi non può lavorare da casa. Il lavoratore, però, è obbligato a compilare il modulo di autocertificazione del Ministero dell’Interno. Con questo atto si dichiara sotto la propria responsabilità civile e penale il motivo dello spostamento. Quindi, in caso di controllo, non devi fornire ulteriori informazioni.

Quali sono le sanzioni?

Sarà compito delle autorità, in ogni momento, verificare se quanto scritto nel modulo di autocertificazione sia vero oppure no. Il controllo può essere immediato o postumo. Ma cosa si rischia se il lavoratore dovesse dichiarare il falso e che lo spostamento non è giustificato da motivi di lavoro? Le sanzioni variano da 400 a 3.000€ per la violazione dell’obbligo di restare a casa oltre una denuncia per falsa attestazione che comporta un reato punibile con la reclusione da 1 a 6 anni.