Il Politecnico di Torino si è espresso sull’utilità delle mascherine nel contrasto al coronavirus: secondo i ricercatori impegnati nei laboratori per l’analisi dei dispositivi, otto su dieci sarebbero inefficaci e nemmeno idonei a proseguire i test batteriologici effettuati a Bologna per avere la certificazione.
Mascherine inefficaci per il Politecnico di Torino
Da quanto è scoppiata l’epidemia e decine di aziende hanno riconvertito la loro produzione in mascherine, la struttura ha infatti attivato un laboratorio di analisi per le FFp2, le FFp3 e quelle chirurgiche per valutarne l’efficacia. In un’intervista a Repubblica, Paolo Tronville, docente di ingegneria industriale della task force di 18 docenti e ricercatori esperti del Politecnico, ha affermato che la stra grande maggioranza di quelle prodotte non garantiscono una protezione adeguata.
Il paradosso è che le aziende che le hanno fabbricate hanno nel frattempo partecipato a bandi pubblici per fornire i dispositivi ai cittadini attraverso il servizio sanitario. Tra questi per esempio la gara indetta dalla Società di committenza regionale del Piemonte che prevede un accordo da 5 milioni di euro di mascherine fino a settembre 2020. Il rischio è quindi che vengano distribuiti prodotti inefficaci.
“Abbiamo avviato un dialogo con l’Uni, l’ente di normazione italiano, per elaborare un metodo di prova riconosciuto, utile a concedere un marchio di qualità ai prodotti che raggiungono buoni livelli di efficienza“, ha spiegato Tronville.
Anche il comitato tecnico-scientifico ha sostenuto l’esistenza di incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione dovute ad una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate per contenere i contagi.