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Mascherina 1522 contro la violenza domestica: arriva la smentita

In farmacia chiedi "mascherina 1522" per denunciare violenza domestica

Non è stato firmato alcun protocollo tra D.i.Re e l'Ordine dei farmacisti per la "mascherina 1522" contro la violenza domestica.

Arriva la smentita da parte di D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza, sulla notizia circolata negli scorsi giorni su diverse testate – compresa la nostra – circa l’esistenza uno speciale protocollo per mettere in contatto le donne con i centri antiviolenza sul territorio. Non c’è, dunque, alcuna “parola in codice” da pronunciare in farmacia (l’ormai famosa frase “Voglio una mascherina 1522“) per lanciare l’allarme, dal momento che non è stato sottoscritto alcun protocollo d’intesa tra D.i.Re e l’Ordine dei farmacisti in merito a una eventuale procedura di intervento.

Mascherina 1522: la rettifica

“Un Protocollo d’intesa è stato firmato il 2 aprile tra il Dipartimento Pari opportunità e la Federazione Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), Federfarma e Assofarm” si legge in una nota di D.i.Re, ma “l’iniziativa è finalizzata esclusivamente a ‘indirizzare le donne vittime di violenza e di stalking al 1522, al fine di avviare un percorso di uscita da situazioni di criticità in ambito domestico’. Le operatrici del 1522 possono a loro volta indirizzare le donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza della rete D.i.Re, che sono tutti mappati nel servizio. Ma questa è cosa ben diversa che annunciare un protocollo d’intesa con i centri antiviolenza e illudere le donne che, pronunciando ‘Mascherina 1522’ vengano messe direttamente in contatto con il centro antiviolenza del territorio”.

La nota ricorda inoltre che “i centri antiviolenza della rete sono tutti rimasti attivi nel periodo di quarantena, hanno registrato un
incremento delle richieste di supporto nel periodo compreso tra il 2 marzo e il 5 aprile del 74,5% rispetto all’ultima rilevazione statistica disponibile (2018), e continueranno a offrire supporto qualificato a tutte le donne che ne facciano richiesta anche nella fase 2″.

Violenza domestica in quarantena

Ciò che appare certo è che per chi subisce violenza domestiche restare a casa può trasformarsi in un incubo. La vicinanza costante alla persona violenta non solo aumenta la possibilità di subire violenza fisica o psicologica, ma limita drasticamente i momenti di privacy, fondamentali per poter chiamare i numeri preposti per denunciare un abuso.

Amnesty International ricorda alle donne di chiamare sempre il numero anti-violenza 1522 in caso di emergenza, che offre anche la possibilità di chat per chi non potesse parlare. Il numero gratuito è un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del consiglio – Dipartimento per le pari opportunità. In alternativa si possono chiamare i centri anti-violenza o denunciare sull’app della Polizia, YouPol, potenziate in questo periodo di quarantena proprio per far fronte anche all’aumento dei casi di violenza domestica.