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Mafia, dopo gli arresti domiciliari i boss tornano in carcere

mafia boss tornano in carcere

Dopo i domiciliari, il rientro in carcere: il passo indietro del ministro Bonafede sulla gestione dei boss della mafia in emergenza coronavirus.

Dopo gli arresti domiciliari, il rientro in cella. Il ministro della Giustizia Bonafede ha deciso di riportare in cella i boss mafiosi messi agli arresti domiciliari per l’emergenza coronavirus. Roberto Tartaglia, nuovo vice capo del Dap, ha stilato una rosa di una ventina di mafiosi da far rientrare per motivi di salute. I boss della mafia tornano in carcere e verranno collocati in in strutture sanitarie penitenziarie. Lo Stato, quindi, sta facendo quello che avrebbe dovuto fare all’inizio dell’emergenza: stilare un piano per l’assistenza sanitaria dei detenuti.

Mafia, i boss tornano in carcere

Il provvedimento firmato il 10 maggio dal ministro Bonafede prevede il rientro in carcere dei boss che attualmente si trovano agli arresti domiciliari per l’emergenza coronavirus. Un passo indietro, dunque, rispetto all’ultimo provvedimento. Gli arresti domiciliari sono revocati ai boss per questioni di salute, e Tartaglia ha già stilato una ventina di nomi da trasferire in reparti ospedalieri protetti.

Il primo boss a tornare in carcere è stato Antonino Sacco, 65 anni, erede dei fratelli Graviano. Gli arresti domiciliari di Sacco hanno scatenato molte polemiche. “Dopo aver letto sul giornale che Sacco era tornato in libertà ho avuto paura — ha raccontato a Repubblica Pasquale Di Filippo, ex killer e oggi collaboratore di giustizia. —I boss di Palermo hanno di sicuro festeggiato per quelle scarcerazioni, so come ragionano, sono stato anch’io un mafioso. Hanno festeggiato per la disorganizzazione dell’antimafia“.

Proprio la disorganizzazione dell’antimafia, la rivolta nelle carceri e la scarcerazione dei boss mafiosi hanno portato anche alle dimissioni di Francesco Basentini, capo della Dap.