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Silvia Romano, la criminologa Bruzzone: "Va protetta, è a rischio"

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La criminologa Bruzzone ha espresso preoccupazione sulla situazione di Silvia Romano per gli insulti e le minacce ricevute.

Non si placano le offese, gli insulti e le minacce nei confronti di Silvia Romano, vittima da quando è tornata in Italia dopo 18 mesi di prigionia di una campagna di odio sui social: secondo la criminologa Roberta Bruzzone, intervistata da TPI, la giovane è a rischio e necessita di essere protetta e tutelata. Tanto più che nella giornata di mercoledì 13 maggio sono stati rinvenuti dei cocci di bottiglia sul balcone dell’appartamento sottostante al suo. Le forze dell’ordine stanno indagando se siano stati lanciati volontariamente e se si tratti di un episodio intimidatorio.

Bruzzone sul caso di Silvia Romano

La criminologa, citando dei messaggi arrivatile da numeri sconosciuti in cui si legge che la giovane sia una terrorista e come tale vada eliminata, ha affermato che Silvia sia realmente in pericolo. “C’è molta gente che non sta bene in giro e che non vede l’ora di trasformarsi in colui o colei che ha eliminato quello che adesso viene visto come il nemico numero uno del popolo italiano“, ha spiegato.

Alla luce di tutte le minacce ricevute, si auspica che le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria valutino la possibilità di una misura di protezione. “Lei è una delle poche persone che ne hanno davvero bisogno in questo momento in questo paese“, ha dichiarato. Una necessità che potrebbe protrarsi per un periodo prolungato perché a suo dire l’odio contro di lei non si spegnerà rapidamente.

Quanto alla situazione che si è trovata a vivere, secondo lei non è possibile valutare davvero ciò che è successo. Questo perché la cooperante milanese potrebbe aver subito effetti manipolatori che l’hanno portata a fare un percorso particolare il quale l’ha portata poi alla conversione. Azione questa che potrebbe essere stata “la conseguenza di una dimensione post-traumatica“. Allo stesso modo il fatto che abbia affermato che i sequestratori l’abbiano trattata bene potrebbe essere stato un tentativo di “cercare di trovare in loro degli aspetti di umanità che le servivano per poter gestire l’angoscia di quella condizione“.

Atteggiamenti già riscontrati anche in casi precedenti di persone che hanno vissuto traumi devastanti e che hanno quindi cercato di resistere nel modo migliore possibile. “Se la conversione le ha dato quella chances in più di sopravvivere a quell’esperienza, ben venga. Se è davvero un percorso autonomo o meno lo vedremo nel tempo“, ha concluso.