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Coronavirus, è presto per vedere gli effetti della Fase 2 in Italia

I Navigli di Milano il 7 maggio

Il coronavirus non è scomparso. Gli effetti della Fase 2 non sono ancora visibili e gli scienziati invitano alla prudenza.

Troppo presto per vedere gli effetti della Fase 2 sul contagio del coronavirus in Italia. A dirlo è la Fondazione Gimbe, ente indipendente di ricerca scientifica che ha monitorato il Covid-19 dagli inizi della pandemia. Alla vigilia della seconda tranche della Fase 2 prevista il 18 maggio prossimo, il team di ricercatori avverte: non è il momento di prenderla con leggerezza.

Gli effetti della Fase 2 sul coronavirus: troppo presto

Stando agli ultimi dati, sembra che la Fase 2 non abbia finora impattato sull’andamento del contagio. È vero, si nota un trend del contagio in calo. Eppure, secondo Gimbe, bisogna tenere conto delle tempistiche. Il tempo medio fra il contagio e la comparsa dei sintomi è di 5 giorni e chi è positivo può esserlo senza saperlo. Bisogna, inoltre, considerare anche le tempistiche della diagnosi: per fare un tampone si richiedono circa 10 giorni, una finestra temporale ampia. Per questo, gli scienziati invitano alla prudenza. Secondo una stima, gli effetti della Fase 2 saranno visibili dopo il 18 maggio, gli altri solo a fine mese.

Effetti visibili solo a fine mese

Secondo Gimbe, sono soltanto i dati scientifici a decretare quali regioni italiane sono pronte per la ripartenza e quali devono aspettare. Intanto il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è pronto alla riapertura: dal 18 maggio riapre, infatti, il Duomo di Milano alle visite turistiche. Gli scienziati invitano a non recepire l’allentamento del lockdown con estrema imprudenza. Ciò che preoccupa è il ritorno agli assembramenti, il contesto perfetto per nuovi contagi. Secondo fonti di governo, tra le attività consentite dal 18 maggio, ci saranno anche le cene con amici.