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Malattia di Kawasaki, il piccolo Niccolò è guarito

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Niccolò, il piccolo di 6 anni cui era stata diagnosticata la malattia di Kawasaki, è ora guarito e tornato a casa. Il peggio è passato.

Niccolò ce l’ha fatta: il bambino di Sesto San Giovanni è guarito dalla Malattia di Kawasaki, una sindrome infiammatoria molto grave. Ora è a casa: dovrà ancora seguire le terapie e controlli cardiologici, ma il peggio è passato.

Niccolò, guarito dalla malattia di Kawasaki

La storia di Niccolò nasce nell’hinterland di Milano, dove vive assieme alla famiglia. Un mal di pancia forte ha portato successivamente a un febbrone, preoccupando non poco i genitori, i quali hanno subito deciso di portarlo in pronto soccorso. Qui, i medici hanno riscontrato una miocardite e la malattia di Kawasaki.

Subito il ricovero in terapia intensiva alla clinica pediatrica “De Marchi” e successivamente il trasferimento al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove il bambino è stato trasferito e intubato. E dove medici specializzati sono riusciti a salvargli la vita.

Lo studio sulla malattia

Proprio nel centro di Bergamo, uno dei focolai più colpiti dal Covid-19, è stato condotto uno studio su 10 casi di bambini con sintomi simili alla malattia di Kawasaki. Lo studio nasce in seguito a una scoperta: si ritiene infatti che negli ultimi 5 anni la malattia di Kawasaki era stata diagnosticata a soli 19 bambini. Durante l’epidemia di Covid-19, i casi sono aumentati di circa 30 volte.

Otto dei 10 bambini su cui si è basato lo studio sono risultati positivi al Covid-19.

Legami tra Kawasaki e Coronavirus

Il direttore del reparto di Pediatria, Lorenzo d’Antiga, spiega chiaramente le possibili correlazioni tra la malattia di Kawasaki e il Covid-19: “Il nostro studio fornisce la prima chiara evidenza di un legame tra l’ infezione da Covid e questa condizione infiammatoria. Speriamo che possa aiutare i medici di tutto il mondo a riconoscere e trattare prontamente questi pazienti”.

Il piccolo Niccolò è ora fuori pericolo. Ha riabbracciato il fratello gemello Massimo e i genitori, Valentina, infermiera all’Ospedale di Niguarda e Sandro, elettricista.