> > Fase 2, cosa succederà nelle carceri ora che è finito il lockdown?

Fase 2, cosa succederà nelle carceri ora che è finito il lockdown?

Fase 2 carceri

Intervistato da Notizie.it, Luciano Lacanìa spiega come cambieranno le dinamiche nelle carceri con l'avvio della fase 2.

Luciano Lucanìa, presidente della Società italiana di medicina e sanità penitenziaria, ha spiegato cosa succederà nelle carceri a partire dal 18 maggio 2020, data in cui l’Italia ha dato avvio alla sua fase 2 nell’ottica di un ritorno alla normalità.

Cosa succede nelle carceri nella fase 2

L’uomo ha innanzitutto spiegato che tornare alla normalità per gli istituti circondariali e di detenzione significa tornare alla modalità dei colloqui visivi con i familiari e riprendere i lavori e progetti di cui si è imposta la sospensione a causa dell’emergenza sanitaria.

Sul primo fronte ha sottolineato come il protocollo di sicurezza preveda che possa entrare soltanto un familiare per detenuto. Entrambi devono obbligatoriamente indossare la mascherina: al primo la forniscono gli addetti prima di entrare nella sala colloqui e il secondo deve già esserne munito prima di fare ingresso in carcere. Sarà poi rispettato il distanziamento di sicurezza e, come già durante il lockdown gli operatori saranno sottoposti ad un triage quotidiano che prevede la misurazione della temperatura. Resta ora da capire, ha aggiunto, quanti detenuti preferiranno il colloquio visivo con norme stringenti anti contagio a quello telematico, realizzato con più frequenza.

Quanto invece alle persone che per motivi sanitari hanno avuto una sostituzione della misura detentiva in carcere con quella presso il proprio domicilio, è difficile a suo dire prevedere cosa possa accadere. Sarà infatti chi ha emesso la misura, ovvero non il medico né l’istituto carcerario bensì l’autorità giudiziaria, a decidere cosa fare. “É chiaro che chi le ha emesse ha il compito di doverle rivalutare in modo soggetto alla legge. Potrebbe quindi riportare la persona da dove veniva in ragione del ritorno alla normalità ma potrebbe non consentirlo nell’immediato perché nessuno conosce le problematiche cliniche di base“. Rimane dunque aperta l’ipotesi che i detenuti scarcerati possano continuare a scontare la propria pena a casa e non reclusi.