> > Coronavirus, in Italia tra marzo e aprile 47mila morti in più

Coronavirus, in Italia tra marzo e aprile 47mila morti in più

Le salme dei morti di Coronavirus lasciano Bergamo

L'Inps traccia le cifre della pandemia di coronavirus in italia, con quasi 47mila morti in più in un solo mese. Al Centro-Sud percentuali più miti.

È implacabile il bilancio della pandemia di coronavirus in Italia, con circa 47mila morti in più tra marzo e aprile, secondo quanto attesta l’Inps. Per l’Istituto italiano, nel Paese in un mese si sono registrati 46.909 decessi in più rispetto a quelli attesi. L’Istat rende noto che lo studio tiene conto dei decessi registrati.

I morti di coronavirus in Italia tra marzo e aprile

Se tra gennaio e febbraio, il numero di morti in Italia si attestava a 114.514 decessi – oltre 10mila in meno rispetto alle cifre attese – nei due mesi successivi le cifre si sono drammaticamente alzate. I numeri resi noti dall’Inps sono frutto di un calcolo più ampio. Spiega l’Istituto che “la quantificazione dei decessi per Covid-19, condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione civile è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus“. In altre parole, l’Inps ha fatto una stima anche dei decessi fuori dal conteggio della Protezione Civile.

Al Nord record di morti

Significative anche le cifre sulla distribuzione territoriale. Con 18.412 decessi sui 18.971 totali, il Nord si conferma come l’area italiana più colpita dalla pandemia di coronavirus. Per l’Inps, dallo scoppio del primo focolaio registrato a Codogno, nel Nord Italia i decessi sono aumentati dell’84% rispetto alla media degli anni precedenti. Le province più colpite, sono Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza: tutte con una percentuale di decessi superiore al 200%. Cifre sensibilmente alte, se si considerano i decessi nelle altre zone della Penisola: 11% al Centro e 5% al Sud, e di cui abbiamo conferma dai numerosi casi di operatori sanitari deceduti negli ospedali.

L’aspetto interessante dello studio è che l’analisi dell’Inps tiene conto di un calcolo sui decessi che non sarebbero stati registrati dal Dipartimento della Protezione Civile. Un metodo di valutazione che, dopo la ricerca condotta dall’Università di Glasgow, offre nuove sfumature sugli effetti della pandemia in Italia.