> > Movida, i giovani: "Coronavirus? Colpisce gli anziani"

Movida, i giovani: "Coronavirus? Colpisce gli anziani"

coronavirus-movida-giovani

Il Coronavirus, secondo molti giovani della movida, colpisce principalmente gli anziani e per questo è arrivato il momento dello svago.

Dopo i mesi di lockdown per il Coronavirus adesso è arrivato il momento della movida. Da qualche giorno al centro dell’attenzione delle cronache politiche e sanitarie ci sono i giovani rei di creare assembramenti in tutta Italia per poter bere qualche cocktail in compagnia e far ‘baldoria’. Scene che non piacciono a molti. Bisognerebbe trovare, probabilmente, il giusto compromesso. Ma è anche vero che a volte gli stessi giovani non fanno nulla per evitare le critiche. Come chi continua a sostenere che il virus colpisca prevalentemente gli anziani – erroneamente, numeri alla mano – e perciò ci si possa sentire in libertà di far festa.

Al Corriere della Sera, infatti, Paolo, 21 anni, studente universitario a Bologna, rivela: “Sono tranquillo per la mia età, il virus colpisce i più anziani. Poi il fatto che fossi con persone che conoscevo e che sapevo avevano passato la quarantena in casa senza contatti con altre persone. E infine il fatto che i miei genitori vivono a Cagliari, qui non ho parenti, non rischio di diventare un veicolo di contagio”.

Coronavirus e movida: il caso dei giovani

Ma ci sono anche altri casi. Come un giovane diciassettenne di Roma che rivela di non aver indossato la mascherina sabato sera per ‘vergogna’: “Nessuno la indossava, non volevo essere diverso, tutti volevamo fare bella figura. Molti di noi si rivedevano per la prima volta e ci siamo abbracciati. Quando poi abbiamo fatto la fila per prendere qualcosa da bere in un bar, eravamo tutti assembrati”. Ma l’aperitivo non sarebbe la cosa più grave: “Molti miei coetanei stanno organizzando feste di compleanno a casa loro in cui invitano una dozzina di amici: lo vedo dalle loro stories su Instagram. Quelli non li controlla nessuno…”.

Per il presidente degli studenti dell’Università di Trento, Edoardo Meneghini, la movida di questi giorni è una reazione dei giovani al lockdown: “Per settimane ci è stato imposto un distanziamento sociale che non era quello del metro al supermercato, ma delle relazioni umane. È stato difficile per tutti: uno studente ha a che fare quotidianamente con i coetanei, dentro la biblioteca, nel bar dell’ateneo, in biblioteca, in mensa o in cortile. Ci sta che adesso abbia voglia di recuperare quella dimensione”.