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Riccardo, il viaggio da Varese a Palermo per un trapianto di fegato

L'Ismett di Palermo

Da Varese a Palermo per un trapianto di fegato. È la storia del piccolo Riccardo, operato in piena emergenza coronavirus.

Per Riccardo, nato a Varese e alla ricerca di un trapianto di fegato, Palermo è il luogo della rinascita. Quando a febbraio si parlava già di pandemia di Covid-19, i genitori hanno compiuto un viaggio della speranza dal Nord al Sud Italia per salvarlo. E così, a soli 14 mesi, il piccolo è stato salvato all’Ismett di Palermo: “Resteremo in Sicilia fino ad agosto, vogliamo conoscere la terra dove nostro figlio è rinato” ha dichiarato la madre.

Riccardo, il trapianto da Varese a Palermo

La storia di salvezza di Riccardo comincia poco prima della pandemia. A fine gennaio, i genitori contattano il chirurgo belga Jean de Ville Goyet, che opera da tre anni nel centro trapianti di Palermo. I due hanno preso la decisione di operare il figlio in Sicilia perché al Nord nessun ospedale fa un trapianto di fegato da vivente. A soli 14 mesi, a Riccardo viene diagnosticata l’artrosi delle vie biliari. Dopo un primo intervento a Brescia, la malattia si ripresenta e l’unica soluzione plausibile è proprio un trapianto. Sono le settimane precedenti il lockdown. A Bergamo, la città che di lì a poco sarebbe stata colpita dal coronavirus, non operano nella modalità che i genitori sperano: l’unica soluzione è partire alla volta della Sicilia.

L’Ismett, centro all’avanguardia nel trapianto

Riccardo viene operato in un centro d’eccellenza. L’Ismett di Palermo ha il record in Italia per numero di trapianti eseguiti anche durante la fase del lockdown: 22 in tutto, di cui 11 in 48 ore. Appurata la compatibilità, è il padre a donargli parte del fegato. Nel centro, anche un altro bambino di 10 mesi riceve un trapianto epatico grazie al padre. Jean de Ville Goyet è un luminare. I due giovani genitori, 28 anni lei, 31 lui, avevano un biglietto di ritorno il 9 marzo. A causa del lockdown, però, hanno preferito restare in Sicilia: “È stata dura affrontare questa situazione lontana dalla mia famiglia ma ero sicura che i miei due uomini fossero in buone mani” ha dichiarato la donna.

I tre hanno deciso di restare in Sicilia fino ad agosto: “Preferisco stare qua finché la situazione non migliora e scoprire l’Isola dove il mio bambino è stato salvato” ha detto la madre.