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Walter Ricciardi: "I dati delle Regioni non sono attendibili"

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Per il consulente del Ministero della Salute il quadro è preoccupante in vista delle riaperture del 3 giugno.

Anche per Walter Ricciardi i dati delle Regioni sui contagi da Coronavirus sono tutt’altro che attendibili. Il consulente esterno del Ministero della Salute, in un’intervista a La Repubblica, sposa la tesi della Fondazione Gimbe e denuncia: “Ci sono motivi seri per pensare che in alcune Regioni i dati non siano attendibili” rivela il componente del consiglio esecutivo dell’OMS che aggiunge: “Il sistema di indicatori è stato elaborato a livello centrale, giustamente, ma è alimentato da attività di diagnostica e dalle segnalazioni delle regioni, quindi dipende dalle capacità di gestione dei sistemi regionali”.

Questi dati, fossero affidabili e attendibili, darebbero un quadro preciso. Ma per Walter Ricciardi così non è. E spiega anche il motivo della propria tesi: “La Lombardia ha 20mila positivi a domicilio, senza contare gli asintomatici che non sanno di essere contagiati. Questi dati invitano alla massima prudenza. Poi il decisore è politico. La Corea ha chiuso con 70 casi e la Cina 40”.

Ricciardi: “Coronavirus, dati Regionali non attendibili”

Insomma, per Ricciardi il quadro è preoccupante. La situazione tutt’altro che sotto controllo. Il consulente del Ministro Speranza ribadisce che per lui giorno 3 giugno non si dovrebbe dare l’ok agli spostamenti tra Regioni. Il motivo? “La politica può prendere decisioni se è certa dei dati. La scelta è giusta se si basa su indicatori giusti, ma in questo caso, appunto potrebbero non essere solidi. Se i numeri non sono certi si finisce per fare scelte che possono non essere corrette”.

Per Walter Ricciardi, insomma, si dovrebbe riaprire molto più avanti. Perché al momento non si ha il polso della situazione: “È troppo presto per prendere una decisione, un’apertura in queste condizioni esporrebbe a rischi. Bisognerebbe riaprire quando si è certi che i dati siano validi”. Infine, sul passaporto immunitario, il consigliere OMS è chiaro: “Dal punto di vista tecnico e scientifico non ci sono presupposti per realizzarlo. Tamponi ed esami sierologici non garantiscono, ad esempio, che chi sta incubando la malattia sia sempre rilevato”.