> > Coronavirus, viene curato con lo sciroppo: muore un 60enne

Coronavirus, viene curato con lo sciroppo: muore un 60enne

Coronavirus curato sciroppo muore

Nessuno gli fa il tampone per il coronavirus e viene curato con lo sciroppo: morto 60enne campano.

Luigi Starita, 60enne di Piano di Sorrento, aveva il coronavirus, ma è stato curato con lo sciroppo e per questo è morto lo scorso 30 marzo. La sua triste storia, purtroppo, è figlia di quella che è stata la sottovalutazione generale che in Italia è stata fatta del Covid-19 all’inizio dell’epidemia. Malgrado i sintomi, nessuno ha pensato di prescrivere un tampone al 60enne se non nel momento successivo alla sua morte. Il test ha dato esito positivo, rimarcando ancor di più la cattiva gestione avuta nei suoi confronti. Ora la sua famiglia chiede giustizia. Nello specifico gli stretti congiunti di Luigi Starita chiedono ora alla Procura di Torre Annunziata il sequestro delle cartelle cliniche, sia al Loreto Mare, ospedale in cui è morto, sia nell’ospedale di Piano di Sorrento. E oggi, 1 giugno, sul quotidiano Il Mattino, Viviana Starita, figlia del pensionato deceduto denuncia: “Mio padre godeva di ottime condizioni di salute, è morto perché non è stato curato”.

Ha il coronavirus viene curato con lo sciroppo: muore

È sempre da Il Mattino che si apprende che l’agonia di Luigi è durata ben 22 giorni. Il 19 marzo scorso, di fronte al peggioramento delle condizioni di salute, arriva l’ambulanza del 118. Non escono dall’auto, si limitano a chiedere alla figlia di andare ad acquistare una bombola di ossigeno, ampliando il potenziale rischio di contagio nel paese: “Da sola – racconta Vivana Starita – ho somministrato l’ossigeno a mio padre, tanto che fummo costretti di lì a poco a chiamare di nuovo il 118″.

Finalmente nell’ospedale di Sorrento una radiografia e il tampone, che viene spedito al Cotugno, mentre la famiglia viene informata del fatto che mancano medicinali antivirali, spingendo la figlia a fare una ricerca personale con tanto di pec ai carabinieri e al prefetto per la consegna. Intanto, è il 24 marzo, c’è il trasferimento al Loreto mare, dove l’uomo arriva gravissimo. Il 30 marzo, quattro ore dopo la morte di Luigi Starita, l’Asl si preoccupa di informare la famiglia che il tampone (inutilmente chiesto per quindici giorni) aveva dato esito positivo e che doveva scattare la quarantena. Troppo tardi. L’unica cosa che la famiglia può ancora chiedere è un po’ di giustizia con la Procura.