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Coronavirus, Ippolito a Zangrillo: "Nessuna evidenza che sia mutato"

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Giuseppe Ippolito ha replicato a Zangrillo affermando che al momento non ci sono studi scientifici che dimostrino che il coronavirus sia mutato.

Le parole di Alberto Zangrillo, direttore della Terapia Intensiva del San Raffaele secondo cui “il coronavirus non esiste clinicamente più“, hanno aperto un dibattito nel mondo scientifico: oltre a esperti come Luca Richeldi e Franco Locatelli, anche Giuseppe Ippolito ha voluto dire la sua in merito.

Coronavirus: Ippolito replica a Zangrillo

Il direttore dell’Istituto azionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma ha ribadito la sua tesi secondo cui non ci sono ancora evidenze scientifiche che mostrino che l’infezione abbia subito dei mutamenti. Concetto sostenuto a più riprese anche da Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano.

Secondo Ippolito il virus va studiato giorno per giorno senza pregiudizi e senza mai abbandonare la prudenza. La diminuzione dei malati sarebbe dunque da ascrivere non alla morte clinica dell’infezione bensì all’effetto delle misure di lockdown che hanno fatto calare la circolazione del coronavirus. “E se circola di meno ci sono meno persone che lo prendono e quindi meno casi gravi“, ha aggiunto.

Ha quindi ribadito che non ci sono studi da quasi 35 mila sequenze al mondo che facciano pensare che sia cambiato. “Quando avremo informazioni che il virus è sparito o diventato buono lo leggeremo sui giornali scientifici. Per ora non abbiamo prove“, ha avvertito. Non si tratta, ha spiegato, di essere pessimista o catastrofista bensì realista e basato su studi reali senza avere posizioni prevenute. “Quando ci saranno dati scientifici pubblicati sarà un piacere commentarli“, ha concluso.