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Zangrillo risponde a Locatelli: "Riporto la realtà dei fatti"

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Il medico San Raffaele si dice dispiaciuto dalla reazione di Locatelli alle sue parole: "In medicina non esistono punti di vista".

Continua la querelle sulle parole del professor Zangrillo in merito a un coronavirus “clinicamente morto”. Il direttore della terapia intensiva del San Raffaele ha citato uno studio realizzato dall’ospedale milanese in via di pubblicazione. Ma le sue posizioni non sono andate giù a tutti e c’è chi lo ha criticato ferocemente. Come Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore della Sanità, che si è detto sconcertato dalle parole del collega.

Coronavirus, Zangrillo risponde ai critici

E così, all’AdnKronos Salute, Zangrillo ha rispedito al mittente le accuse: “Mi spiace che abbia reagito così – spiega il professore del San Raffaele -, ma io ho parlato in modo chiaro. In medicina non esistono punti di vista e chi dice che il mio è un punto di vista sbaglia prospettiva. Io riporto la realtà dei fatti”.

Anche perché Alberto Zangrillo vuol precisare come la sua posizione non sia quella di chi auspica un ‘tana liberi tutti’: “Non ho detto che da domani ci possono essere gli assembramenti. Ho detto che sarà opportuno essere cauti per un certo periodo. D’altronde, il viceministro Pierpaolo Sileri, che parla la mia stessa lingua, sa che parlo a ragion veduta”. Le posizioni di Zangrillo sono appoggiate da Matteo Bassetti, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.



“Non credo che Zangrillo abbia voluto dire che è tutto finito – ha specificato il professore ligure -. Ha voluto parlare di quello di cui ci siamo accorti noi clinici. La gravità dell’infezione è cambiata, non sappiamo perché: c’è meno carica virale, il virus può essere mutato… Oggi chi arriva al pronto soccorso arriva in condizioni meno gravi. Non fa meno male perché siamo più bravi ad affrontarlo e non c’entra nemmeno il fatto che i malati arrivino prima”.

“Non sono pentito di ciò che ho detto”

Intervistato ai microfoni di Radio24, Zangrillo ha affermato di non pentirsi assolutamente per quanto dichiarato, nonostante siano diversi gli esperti che hanno polemizzato sulle sue affermazioni. Ha precisato di non aver sostenuto che il coronavirus sia scomparso (“anzi sono certo che sia ancora tra di noi“) ma di aver detto testualmente che sia clinicamente scomparso. Il che vuol dire che, come suggeriscono i dati, non ci sono più malati gravi.

Quanto alle polemiche sorte all’interno del mondo scientifico, il direttore della Terapia Intensiva del San Raffaele ha affermato di sentirsi “molto più scienziato di tanti autoproclamati scienziati, anche facenti parte del comitato scientifico“. Questo perché, ha precisato, per essere scienziati bisogna produrre scientificamente, e la produzione scientifica ha dei parametri molto precisi e visibili a tutti. E la sua conta innumerevoli ricerche.

Ha poi riconosciuto che sentire esperti fare dichiarazioni opposte disorienta i cittadini, e per questo è necessario raccontare la verità. Cioè che “ne stiamo uscendo e che bisogna continuare ad applicare le norme di buon senso, altrimenti facciamo la figura degli untori“, ha concluso citando il caso della Grecia e della Sardegna.