> > Polemiche sulla maestra di Prato che legge storie ai bimbi al parco

Polemiche sulla maestra di Prato che legge storie ai bimbi al parco

maestra-prato

Per la Cisl di Prato la maestra starebbe "umiliando le altre colleghe". Ma lei si difende.

Francesca Sivieri, maestra di Prato, è finita al centro delle polemiche. L’insegnate di scuola dell’infanzia Meucci della città toscana ha fatto parlare di sé con la sua inedita iniziativa: dal 25 maggio ha preso l’abitudine di leggere alcune storie ai bambini che seguiva fino al lockdown, ovviamente col consenso dei genitori.

Ma il gesto della Sivieri è finita nel mirino del sindacato, in particolare della Cisl di Prato: “Fa passare le colleghe da vagabonde, così le umilia” è l’attacco che arriva da Claudio Gaudio, segretario Cisl scuola di Prato. Il punto di vista del sindacalista è condiviso, sui social, da colleghe e persone che lavora nel mondo della scuola pubblica.

Polemiche sulla maestra di Prato

Secondo Claudio Gaudio, infatti, la colpa di Francesca Sivieri sarebbe quella di aver preso questa iniziativa: “Senza pensare alle regole di sicurezza per i bambini”. Ma in un’intervista radiofonica, la maestra di Prato si è difesa così: “Sono rimasta molto dispiaciuta da certe reazioni. Il mio unico desiderio era di essere utile per la comunità. La mia decisione è nata dal cuore. Non penso di aver offeso nessuno. Ognuno è libero, nel rispetto delle regole, di creare eventi di questo tipo. Tante colleghe mi hanno sostenuto”.

Inoltre, secondo la Sivieri: Tante avrebbero voluto farlo ma poi hanno avuto paura per il fare parte di un sistema. Il tam tam, il passaparola ha fatto avvicinare tanti bambini anche non della mia zona. Questo mi ha fatto piacere ma si rischiava di non essere nelle regole. Quindi ho deciso di non pubblicare più gli eventi per non creare assembramenti“.

E sulla gestione della scuola in tempi di Coronavirus, la maestra di Prato spiega il suo punto di vista: “Con un po’ di buona volontà si poteva fare qualcosa. Si poteva dare il segnale che la scuola c’era. Io mi sono sentita abbandonata anche come lavoratrice. Penso che intorno abbiamo tante realtà che ci insegnano che l’educazione è possibile anche fuori da un’aula. Forse in Italia ci sono ancora tante paure. Questo è un momento storico per poter cambiare la scuola, ma la presa di posizione del sindacato non mi fa ben sperare“.