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Coronavirus in Lombardia: 90.195 casi totali e 21 morti in più

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Regione Lombardia ha diramato il nuovo bilancio dell'emergenza coronavirus sul territorio aggiornato al 7 giugno, che sale di 125 positivi e 21 morti.

Come di consueto, anche oggi gli amministratori locali della Lombardia hanno comunicato il bilancio dei contagi da coronavirus in regione aggiornato a domenica 7 giugno. Rispetto alla giornata precedente si sono registrati 125 casi positivi, 21 decessi e 183 guarigioni/dimissioni, che portano il totale complessivo dall’inizio della pandemia nella regione a 90.195 contagi, 16.270 morti e 54.505 guariti. Sono 8.005 invece i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore, raggiungendo un totale di 821.977 test eseguiti in tutta la regione dallo scorso febbraio. Si segnala infine un calo nei pazienti ricoverati di 39 unità, alle quali si aggiungono tre dimissioni dal reparto di terapia intensiva.

Coronavirus, il bilancio della Lombardia

Assieme alle statistiche generali sono stati riportati i dati dei contagi riferiti alle singole province, con la città metropolitana di Milano che si conferma ancora in testa con i suoi 23.408 casi, con 9.942 casi nella sola metropoli meneghina: seguono Brescia e Bergamo, rispettivamente con 15.007 e 13.558 casi, poi troviamo Cremona con 6.495, Monza con 5.573, Pavia con 5.416, Como con 3.922, Varese con 3.693, Lodi con 3.500, Mantova con 3.388, Lecco con 2.766 e infine Sondrio con 1.488 casi di coronavirus. Si segnala inoltre il dato delle province di Lecco e Mantova, che non hanno registrano alcun nuovo caso nelle ultime 24 ore.

Nel frattempo, i familiari delle vittime di coronavirus della bergamasca hanno dichiarato che mercoledì verranno presentate le prime cinquanta denunce contro ignoti al fine di portare chiarezza all’interno della tragedia sanitaria che ha travolto la provincia orobica: “Il sistema della sanità lombardo è completamente saltato e noi siamo stati lasciati soli, il sistema non era pronto ad affrontare l’emergenza, ci siamo trovati con una montagna di persone lasciate a casa con polmoniti perché il sistema sanitario non aveva la possibilità di ricoverarle. […] Ci hanno riempito di bugie e non ci fermeremo finché non avremo accertato perché è successo tutto questo”.