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Bimba di 5 anni con un tumore rischia la vita, la mamma: "Aiutateci"

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Nella vita di Vittoria, il tumore è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Le resterebbero nove mesi di vita, ma i genitori corrono contro il tempo.

Secondo i medici, Vittoria ha nove mesi da vivere. Ma per questa bimba di appena 5 anni, che rischia la vita per un tumore aggressivo, c’è ancora speranza. È quella riposta dai suoi genitori, che vogliono tentare il tutto per tutto con una terapia sperimentale.

Vittoria, la bimba che rischia la vita per un tumore

Alla piccola, originaria di Pordenone, i medici hanno diagnosticato la DIPG, acronimo che sta per glioma diffuso intrinseco del ponte. Si tratta di un tumore molto aggressivo, che coinvolge parte del tronco encefalico. La notizia è arrivata a febbraio scorso e all’improvviso. Fino a gennaio, Vittoria era una bambina come tutti, giocherellona e solare. Poi, una serie di campanelli d’allarme: svogliatezza, frequenza di pianto, fino a una piccola paresi facciale. Questa è stata per i genitori la spia di qualcosa da indagare. Da quando la bambina ha ricevuto la diagnosi, i suoi genitori corrono contro il tempo.

La speranza oltre il tumore

L’obiettivo della famiglia è sottoporre la piccola a una cura sperimentale all’estero. Per la neoplasia DIPG, le cure tradizionali non sono efficaci: secondo gli oncologi, solo l’1% dei bambini sopravvive. I medici hanno dato a Vittoria dai 9 ai 12 mesi di aspettativa di vita. Per ora, la piccola sta reagendo alle cure in modo eroico, anche se dovrà essere sottoposta a un intervento. Sulla scia dell’iniziativa di un uomo che voleva far curare sua moglie negli Usa, anche i genitori di Vittoria hanno avviato una raccolta fondi su Facebook. La loro idea è portare Vittoria ad Hannover, in Germania, per sottoporla a una cura sperimentale.

Per i genitori di Vittoria, la cura sperimentale è la soluzione che le salverà la vita. I dati resi noti dall’Airc nel 2019 attestano una novità: nella lotta ai tumori dei giovanissimi italiani, almeno 44mila sono guariti, in parte anche grazie alle cure sperimentali.