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Coronavirus, Silvestri ottimista: "Il virus si sta adattando all'uomo"

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Il virologo Guido Silvestri esprime ottimismo riguardo all'evoluzione futura del coronavirus, parlando di ritirata continua della pandemia.

Per il virologo Guido Silvestri l’attuale pandemia di coronavirus sta mostrando una continua ritirata, con dati sostanzialmente positivi per quanto riguarda il nostro Paese. In un post pubblicato sui social nella giornata dell’8 giugno infatti, il virologo analizza le statistiche sui ricoveri in terapia intensiva in Italia, dai quali emerge come la tanto temuta seconda ondata prevista da numerosi esperti non sia in realtà mai avvenuta e che le riaperture del mese di maggio non hanno comportato conseguenze disastrose.

Coronavirus, parla il virologo Silvestri

Nell’aprire il suo post, Silvestri smentisce le affermazioni fatte alla fine di aprile dal comitato tecnico-scientifico, secondo cui con un’apertura totale a maggio avremmo dovuto avere 151mila ricoveri in terapia intensiva: “Oggi è il fatidico 8 giugno, quello che se non stavamo attenti avremmo avuto 151.000 malati in terapia intensiva (invece sono 286). E dopo 34 e 20 giorni dalle “aperture” di maggio non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Questo ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza”.

Il virologo critica i modelli matematici che sono stati utilizzati dagli esperti per calcolare un’eventuale recrudescenza del virus: “Le cose sono andate come sappiamo, e questo mostra come questi modelli siano stati inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia. Senza fare polemiche, credo sia giusto verso i cittadini italiani – che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi – ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche (ad esempio per le scuole)”.

Proprio in merito all’utilizzo di modelli che poi si sono rivelati fallaci, Silvestri commenta anche la retrodatazione della comparsa del virus citando uno studio dell’equipe di Francois Balloux all’Istituto di Genetica di University College of London e asserendo: “L’origine temporale del virus può essere stimata tra il 6 ottobre ed il 11 dicembre 2019 (quindi ben prima dei cosiddetti “primi casi” del mercato di Wuhan di fine dicembre 2019). […] Ricordo che sui numeri “cinesi” si sono basati sia il famoso modello Ferguson/Imperial del 16 marzo 2020 che i tre modelli pubblicati su Science tra aprile e maggio 2020. Modelli che, come sappiamo, formano l’impalcatura scientifico-epidemiologica dell’argomento politico in favore dei “lockdowns”, delle “travel restrictions”, e delle chiusure delle scuole”.

L’adattamento del virus

In conclusione al post, Silvestri commenta anche le recenti scoperte sulla cosiddetta omoplasia del coronavirus, cioè la capacità di mutare in modo simile pur in aree geografiche distanti e non collegate tra loro, affermando come queste mutazioni potrebbero essere la prova di un adattamento del virus all’uomo: “Siccome i dati globali sulla letalità cruda di COVID-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico, e siccome la maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità, solo degli analfabeti della virologia possono tacciare di “pseudo-scienza” l’ipotesi secondo cui tale robusto pattern di mutazioni omoplasiche possa risultare in un fenotipo virale a virulenza attenuata”.