Mentre sono in svolgimento gli Stati Generali dell’economia, davanti a Villa Pamphilj i braccianti fanno lo sciopero della fame e protestano. Portavoce della categoria di lavoratori, il sindacalista Aboubakar Soumahoro che ha dato inizio alla manifestazione incatenandosi fuori dalla struttura.
Sciopero davanti a Villa Pamphilj
Lo scopo della protesta è quello di promuovere il dialogo tra braccianti e Governo, quando tra l’altro la filiera dell’agricoltura è gravemente colpita dalla crisi da Coronavirus. “Oggi, inizio lo sciopero della fame e mi incateno qui a Villa Pamphilj, finché non ascolteranno il grido di dolore di noi invisibili e di tutti gli esclusi”, ha dichiarato Soumahoro, sindacalista e sociologo.
Salari e condizioni igienico-sanitarie non conformi agli standard nazionali, caporalato e scarsa se non inesistente tutela dei lavoratori: queste sono solo alcune delle ingiustizie che i braccianti devono subire. La sanatoria del Ministro Bellanova non è adeguata a risolvere il problema, per questo viene richiesto l’intervento delle alte sfere.
Le richieste dei braccianti agricoli
Il portavoce dei braccianti, Aboubakar Soumahoro, ha definito tre richieste ben precise:
- una riforma della filiera agricola che garantisca cibo “eticamente sano” e combatta il caporalato;
- cambiare le politiche migratorie con la regolarizzazione e il permesso di soggiorno per l’emergenza sanitaria, riconoscendo la cittadinanza a chi è nato in Italia ed eliminando i decreti Sicurezza;
- un piano nazionale d’emergenza per coloro che hanno perso o rischiano di perdere la propria occupazione a causa dell’emergenza Covid-19.
“Io difendo i lavoratori non in quanto migranti, ma in quanto braccianti e lavoratori tout court. Non per il loro colore di pelle, ma perché sono sfruttati”, ha detto Soumahoro, originario della Costa d’Avorio. Laureato in Sociologia alla Federico II di Napoli, si è sempre impegnato politicamente nella lotta al caporalato e allo sfruttamento dei braccianti di colore nel settore agricolo.