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Mafia, blitz nel feudo Messina Denaro: 2 arresti, impiegati 90 poliziotti

mafia Messina Denaro

La squadra mobile di Trapani ha arrestato due persone vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro. Una decina le perquisizioni.

Nuovo colpo alla mafia: sono finiti in manette due uomini ritenuti vicini al boss Matteo Messina Denaro, ancora latitante. L’intervento è avvenuto all’alba di sabato 20 giugno da parte della Squadra mobile di Trapani.

Mafia, arresti vicini a Messina Denaro

Una decina le perquisizioni eseguite dalla polizia. Gli agenti hanno fatto irruzione anche nell’abitazione della famiglia Messina Denaro, a Castelvetrano. Nell’appartamento vive ancora l’anziana madre del capomafia siciliano, latitante da 30 anni. In seguito alle indagini e ai controlli eseguiti nella prima mattinata di sabato 20 giugno 2020, a essere arrestati sono stati Giuseppe Calcagno, 46 anni, e Marco Manzo, di 55, pregiudicato. Entrambi sono di Campobello di Mazara. I due sono attualmente indagati per associazione di tipo mafioso ed estorsione. A condurre le operazioni della Squadra Mobile di Trapani è stato il vicequestore aggiunto Fabrizio Mustaro. A collaborare nelle indagini anche gli uomini della Questura, dei Commissariati della provincia e dei Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e di Reggio Calabria, con unità cinofile e il Reparto Volo di Palermo. In totale, l’operazione ha richiesto l’impiego di 90 uomini della Polizia di Stato.

Tra gli indagati, non manca il nome di Matteo Messina Denaro. Il boss è ricercato dal 1993 e indagato nell’ambito dello stesso procedimento penale per tentata estorsione. Le perquisizioni, inoltre, sono state eseguite nei territori di Marsala, Mazara del Vallo e Castelvetrano nei confronti di 15 persone, sulle quali gravano le accuse di associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi, favoreggiamento della latitanza del boss.

Le indagini

L’indagine, denominata “Ermes Fase 3”, “ha disvelato che i 15 indagati, membri o contigui dei mandamenti mafiosi di Mazara del vallo e di Castelvetrano, si sono adoperati per garantirne gli interessi economici, il controllo del territorio e delle attività produttive da parte dell’associazione e per aver favorito, in passato, la comunicazione riservata con il latitante Matteo Messina Denaro”, hanno fatto sapere gli inquirenti.

Dalle indagini è emersa anche la presenza di un “pizzino”, cioè di un biglietto del boss mafioso Matteo Messina Denaro nell’indagine della Dda di Palermo. La notizia è emersa nel corso di una intercettazione.

Nel 2015 il boss Messina Denaro mandò un “pizzino” ai suoi fiancheggiatori nel quale “mostra il suo interesse per l’acquisto di un terreno a Castelvetrano, il comune in cui è nato. Gli inquirenti hanno aggiunto che: “La famiglia mafiosa è intervenuta per “convincere” i proprietari a vendere il terreno”. Gli investigatori, inoltre, hanno scoperto che quello stesso terreno, in passato, era appartenuto al boss mafioso Totò Riina.