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Bambino segregato ad Arzachena, 8 anni di carcere per i famigliari

Bimbo segregato ad Arzachena: famigliari in carcere

Arzachena, bambino segregato dai genitori e dalla zia, maltrattato e tenuto in uno stanzino al buio. Come wc poteva usare un secchio.

Arzachena, segregato dai suoi stessi famigliari, un bambino riesce a chiedere aiuto e così a liberarsi. I fatti risalgono al 29 giugno 2019, quando il piccolo aveva chiamato il 112 attraverso un telefono cellulare: Scusate se vi disturbo, io sto cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso in camera e questo cellulare non ha la scheda, perciò non posso chiamarla”, questa la conversazione con gli agenti.

Bambino segregato ad Arzachena

Il bimbo viveva rinchiuso in uno stanzino buio nella provincia di Sassari, all’interno dell’abitazione dei suoi genitori. La zia era la mandante di quelle che lei stessa, interrogata dalla Polizia, ha definito “punizioni correttive” per i comportamenti inadeguati del piccolo.

Nella prigione non c’era un bagno ma un secchio a sua disposizione, il letto era il pavimento e spesso doveva subire abusi psicologici, percosse e minacce. Quando il bambino ha capito che con gli agenti avrebbe potuto parlare, è emersa una situazione di gravissimo maltrattamento in famiglia. Ora la sentenza è stata emessa: 8 anni di carcere per il padre, la madre e la zia, quando i pm Luciano Tardini e Laura Bassani ne avevano chiesti 15.

Nessun patteggiamento per i genitori

A seguito dell’arresto, la zia è stata sottoposta ad una perizia psichiatrica che ne ha rilevato un disturbo della personalità, per il quale sarebbe già in cura secondo quanto affermato dal suo avvocato.

I genitori del piccolo hanno inizialmente avanzato una richiesta di patteggiamento, dopo aver ammesso le proprie colpe, che è stata però respinta. Sembra che la vittima di abusi avesse tenuto un diario durante la sua prigionia, risultato fondamentale per la riuscita del caso e la condanna.