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Ad Alzano Lombardo 110 polmoniti sospette tra novembre e gennaio

Alzano Lombardo polmoniti sospette

Ad Alzano Lombardo sono state segnalate 110 polmoniti sospette tra novembre e gennaio. I dati sono stati diffusi da Ats Bergamo e Asst Bergamo Est.

Mentre si indaga per far luce sulle responsabilità per la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano, il sindaco Camillo Bertocchi ha ripensato ai drammi vissuti dalla sua città nel pieno dell’emergenza coronavirus. Nuove indagini sull’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo attestano 110 polmoniti sospette già tra novembre e gennaio, mesi prima dei due casi ufficiali di Covid-19 scoperti il 23 febbraio 2020. Si è parlato di polmoniti causate da un “agente non riconosciuto”. I dati sono stati diffusi da Ats Bergamo e Asst Bergamo Est e sono attualmente tenuti in considerazione dalla procura insieme ad altre circolari del Ministero della Salute, utili per capire chi ritenere “caso sospetto” da tamponare.

Ad Alzano 110 polmoniti sospette lo scorso inverno

Ulteriori indagini confermano che il coronavirus anche in Italia era in circolo mesi prima dell’individuazione del paziente di Codogno. L’Agenzia per la tutela della salute di Bergamo e l’Azienda socio sanitaria territoriale di Bergamo Est hanno fornito al consigliere regionale lombardo, Niccolò Carretta, nuovi dati utili per le indagini sulla struttura ospedaliera della Val Seriana. I dati diffusi registrano 110 ricoveri per polmoniti sospette all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo.

A novembre 2019 si contano 18 ricoveri. A questi seguono 40 pazienti ricoverati a dicembre e 52 a gennaio. La diagnosi era sempre la stessa: “Polmonite, agente non specificato”. Non si tratta di una novità dell’ultimo inverno, ma sicuramente, tra novembre 2019 e gennaio 2020, tale diagnosi ha subito un netto incremento rispetto agli anni precedenti. Dai dati resi noti, infatti, in tutto il 2018 all’ospedale di Alzano c’erano state 196 polmoniti non riconosciute, mentre nel 2019 sono state 256. Si tratta del 30% in più. In queste cifre, inoltre, sono esclusi i semplici accessi al pronto soccorso, non conteggiati in questa casistica.

Si indaga sulle circolari del Ministero

Il direttore generale di Ats Bergamo, Massimo Giupponi, nella sua relazione ha chiarito che i 110 casi di polmoniti sospette non necessariamente sono stati causati dal Covid-19.

“La semplice analisi della “Scheda di Dimissione Ospedaliera” non consente di poter ascrivere tale diagnosi a casi di infezione misconosciuta da Sars Cov-2″, si legge chiaramente nella relazione. Tuttavia, resta il sospetto. È probabile che alcuni di quei pazienti ricoverati ad Alzano avessero contratto il virus: individuandolo precocemente, sarebbe stato possibile contenerlo e arginarne la diffusione.

Inoltre, ricorda Giupponi, la scoperta dei primi casi ufficiali di coronavirus in Italia è avvenuta contravvenendo alle circolari ufficiali emanate dal Ministero della Salute. Le linee guida del 22 gennaio, infatti, indicavano caso sospetto un paziente con “decorso clinico insolito o inaspettato”. E “senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio”. Poi, dal 27 gennaio, è stata introdotta la variabile relativa alla “storia di viaggi nella città di Wuhan (e nella provincia di Hubei)” nelle due settimane prima dell’insorgenza dei sintomi. Anche queste linee guida con le raccomandazioni volute dal Ministero sono finite nell’inchiesta della Procura bergamasca. Le informazioni potrebbero rivelarsi utili per far luce sulle scelte prese dall’ospedale Pesenti Fenaroli e quanto accaduto nella struttura.