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Feltri contro monopattini: "Deficiente ha rischiato di piombarmi addosso"

Vittorio Feltri monopattino

Vittorio Feltri ha criticato l'uso del monopattino e la scarsa attenzione di molti: "Infestano città rendendole infrequentabili per soggetti normali".

Vittorio Feltri, che ha da poco lasciato l’Ordine dei Giornalisti, è tornato a criticare l’uso del monopattino, raccontando un episodio vissuto in prima persona. Appena uscito di casa “un deficiente pattinomunito, sopravvenuto inaspettatamente come un siluro, ha rischiato di piombarmi addosso. Mi sono salvato per puro caso. Ha da poco inizio l’era dei monopattini, che a Feltri già stanno anticipatici.

Feltri: “Salvo per caso”

A Milano e non solo continua la minaccia da parte di quelli che Vittorio Feltri definisce “sciami di nuove cavallette veloci che tutto travolgono senza requie”. “Mi riferisco alle biciclette e – novità sgradita – ai monopattini che in breve tempo hanno conquistato migliaia di giovani, molti dei quali cretini per definizione”, ha precisato su Libero Quotidiano. I monopattini elettrici pare siano sempre più usati e “infestano le città rendendole infrequentabili per soggetti normali, cioè abbastanza civili”.

Poi il racconto fatto ai suoi lettori: “Udite cosa mi è accaduto. Dopo pranzo, verso le quindici, esco di casa onde recarmi alla redazione di Libero. Cosa che faccio ogni giorno con la massima tranquillità. Ebbene, non appena metto il piede giù dal gradino allo scopo di incamminarmi e raggiungere l’automobile, un deficiente pattinomunito, sopravvenuto inaspettatamente come un siluro, ha rischiato di piombarmi addosso. Mi sono salvato per puro caso”.

Lo sfogo contro chi è “pattinomunito”

“Mentre qualsiasi veicolo percorre la carreggiata, chissà perché gli idioti che hanno scelto di viaggiare su due rotelline a propulsione elettrica volano lungo i marciapiedi, fottendosene di coloro che hanno il diritto di occuparli, non temendo di essere investiti”, è la critica esposta da Feltri. Quindi ha aggiunto: “Il proiettile umano descritto mi ha sfiorato. Non ho avuto materialmente il tempo di accorgermi che mi stava prendendo di mira. Lo stolto non mi ha nemmeno chiesto scusa e ha continuato a sfrecciare incurante delle varie persone che deambulavano rispettosamente sul marciapiedi. Non ho avuto purtroppo l’opportunità di sferrargli un calcio che lo facesse cascare, magari fratturandosi un arto. Lo avrei fatto volentieri e mi dispiace di non aver avuto la prontezza”.

Dopo l’esperienza vissuta, Vittorio Feltri promette di essere “più accorto”. “Prima di uscire dalla mia dimora, impugnerò un bastone con il quale ostruirò la banchina tenendomi al riparo dietro l’uscio, ha spiegato. In questo modo, “qualora sopraggiungesse un fesso come quello con cui ho avuto a che fare, inevitabilmente farebbe un capitombolo da me applaudito”. E ancora: “Il randello è l’unica difesa contro coloro che usurpano i nostri camminamenti, ciclisti inclusi, i quali ormai gironzolano anche contromano sugli spazi riservati esclusivamente ai pedoni”.

Poi le parole rivolte al sindaco di Milano: “Una bastonatina educativa la meriterebbe pure il sindaco Beppe Sala, il quale non solo esclude punizioni per quelli che violano le regole del traffico, ma incentiva – con la complicità dell’esecutivo – l’uso delinquenziale delle biciclette e dei monopattini che si impadroniscono dei luoghi dove bambini e adulti dovrebbero essere intoccabili”. Feltri, in conclusione al suo articolo, si è rivolto a chi ha vissuto un episodio analogo al suo: “Coraggio cittadini, adottate un alpenstock e a chi vi importuna mentre passeggiate rifilate un tocchetto in maniera che desista dal rompervi le scatole o addirittura l’osso del collo. Se con le buone maniere non si ottiene nulla, vale la pena di provare con quelle forti”.

Vittorio Feltri critica l’uso del monopattino

Solo poche settimane prima, il 23 giugno, su Libero Quotidiano scriveva: “Essi hanno facoltà di filare fino a 20 chilometri all’ora perfino sui marciapiedi”. Non nascone che costituiscono “una minaccia per i cittadini appiedati, costretti a districarsi non solo nel traffico stradale ma anche sulle strisce a essi riservate. Le città ormai sono trappole per chi cammina. I comuni si preoccupano di tutti coloro che vivono negli agglomerati urbani, tranne che dei pedoni”. Infatti, aveva sottolineato: “Sono state realizzate decine di piste ciclabili sulle quali sfrecciano donne e uomini impegnati a pedalare. Gli spazi per le automobili e i parcheggi si sono ridotti e per i motorizzati circolare è sempre più difficile. Gli automobilisti, che caricano di soldi l’erario, sono considerati dei paria”.

Poi la critica più dura e senza mezzi termini: “Non bastasse, adesso sono piombati nel casino generale anche i monopattini elettrici che sembrano zanzare impazzite e terrorizzano gli sfigati a passeggio. Questi nuovi aggeggi, usati con disinvoltura motoria soprattutto da giovanotti e giovanotte, zigzagano dovunque. Chi li maneggia mostra di divertirsi un mondo, mentre a chi li deve schivare conviene raccomandare l’anima al Signore per non esserne travolto. Non ha mai nascosto il suo scetticismo verso l’uso dei monopattini. Essi, per Feltri, sono armi letali che hanno già ucciso una persona, che non resterà l’unica vittima. Aspettiamoci una ecatombe, dato che i fruitori di questo mezzo innovativo e micidiale sono destinati ad aumentare per effetto della moda che li promuove”.

E ancora: “Personalmente non avrei nulla da dire se tali schegge a rotelle compissero i loro slalom lungo le carreggiate riservate a moto e macchine. Ma il fatto che gironzolino impunemente sugli spazi pedonali tra signore e signori che magari spingono carrozzelle recanti bimbi ci terrorizza e suscita in noi profonda riprovazione. Già vivere in una metropoli è complicato, anche perché i conducenti di utilitarie e supercar se ne fregano delle cosiddette zebre riservate a noi poveri tapini. Se poi a costoro si aggiungono i monopattinisti abilitati a correre dribblandoci come fossero Maradona, beh, allora è finita. Ci toccherà stipulare polizze assicurative per proteggere le nostre gambe e non soltanto quelle”.

Poi ha inviato una “supplica ai responsabili dei municipi, sindaci e assessori”. “Lasciate pure che i bulli dei monopattini si schiantino contro tram e autobus, ma fate in modo che risparmino i nostri stinchi e i nostri piedi che sono arti indispensabili per andare a lavorare e rientrare a casa. L’incubo di essere travolti da certi fessi non è sopportabile, aveva scritto.