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Andrea Crisanti: "Il Coronavirus non è morto"

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Per Crisanti una seconda ondata di Coronavirus ci sarà a ottobre ed è errato pensare che il virus sia morto.

Senza peli sulla lingua, come sempre. Andrea Crisanti, virologo che fino a qualche tempo fa è stato braccio destro di Luca Zaia e con il quale adesso è entrato in rotta di collisione – almeno stante le dichiarazioni mediatiche – non usa giri di parole per dire che il Coronavirus è vivo e vegeto ed è tutt’altro che morto come qualcun’altro vorrebbe far intendere.

In una lunga intervista concessa a Il Messaggero, infatti, Crisanti ha spiegato come una seconda ondata di Covid ci sarà in Italia ed è prevista per il prossimo autunno. Non c’è nulla che si possa fare per impedirla, se non mantenere comportamenti corretti – come l’uso della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale – per poter limitare il contagio da Coronavirus.

Crisanti: “Il Coronavirus non è morto”

Per Andrea Crisanti, infatti, è fondamentale il comportamento individuale: “E poi non bisogna dare messaggi incoerenti. Per esempio, dire che il virus è clinicamente morto: non si è mai sentito dal punto di vista scientifico”. Per il virologo veneto, infatti, seppur statisticamente i tamponi stiano rivelando una carica virale inferiore rispetto al periodo febbraio-aprile, non si deve assolutamente abbassare la guardia.

“Per ora siamo fortunati – rivela Andrea Crisanti -, stiamo ancora beneficiando del lockdown e di condizioni climatiche favorevoli, e ancora molte persone stanno attente. Il sistema in questo momento è sotto test lieve e sta rispondendo abbastanza bene. Ma cosa sappiamo di quello che succederà tra un mese o due?”.

L’errore grave per Crisanti è stato senza alcun dubbio l’aver sottovalutato i casi di importazione: “La maggior parte dei focolai sono tutti di importazione e sicuramente non è stato forse valutato a pieno quello che sta succedendo negli altri Paesi come Israele, o anche la stessa Spagna”.

Infine, il virologo veneto evidenzia come seppur la seconda ondata ci sarà molto dipenderà da come si comporteranno i cittadini. “La differenza tra focolai e seconda ondata si basa tutta sulla nostra capacità di reazione, sulla tempestività con la quale vengono identificati e sulle procedure che verranno applicate. La differenza sta tutta lì. Paradossalmente dipende da noi”.