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Niente più padrino e madrina per cresima e battesimo?

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La decisione arriva dal vescovo di Sulmona che cancella le figure di padrino e madrina per cresima e battesimo.

Potrebbe essere una vera e propria rivoluzione nel mondo ecclesiastico. Nel 2020, con una crisi di Fede sempre più pressante e una disaffezione nei confronti della Chiesa crescente nel Bel Paese, arriva la decisione del vescovo di Sulmona che decide di cancellare le figure di padrino e madrina per sacramenti quali battesimo e cresima. Il decreto, emanato da Monsignor Michele Fusco, entrerà in vigore dal prossimo agosto e avrà valenza per tre anni: chiunque deciderà di battezzare o cresimare i propri figli nella Diocesi di Sulmona dovrà rinunciare a ‘compari’ e ‘commari’.

Addio a padrino e madrina per battesimo e cresima?

Nel decreto emanato dal vescovo di Sulmona, con cui si eliminano le figure di padrino e madrina per battesimo e cresima, si legge come la Chiesa è sempre chiamata: “A confrontarsi con il mutare dei contesti socio-culturali in cui è inserita e a considerare il continuo cambiamento che tali contesti portano in sé”.

Ed è per questo che la presenza di padrino e madrina risulta spesso una sorta di: “Adempimento formale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della Fede. Una scelta effettuata con criteri e finalità diverse (parentela, amicizia, interesse) senza considerare lo specifico ruolo che il padrino o la madrina è chiamato a svolgere ovvero trasmettere la fede che deve vivere in prima persona per poi poterla testimoniare”.

“Inoltre – si legge ancora nel decreto della Chiesa di Sulmona – le situazioni familiari complesse di tante persone proposte per assolvere questo compito rendono la questione ancor più delicata”. Inoltre, il decreto ecclesiastico ribadisce come a proposito di padrini e madrine, il Codice di diritto canonico indica la ‘possibilità’ e non l’obbligatorietà. Il decreto, ha concluso lo stesso vescovo Fusco, è frutto di “un percorso di confronto e dialogo, condiviso con i sacerdoti, i catechisti e i laici impegnati nelle comunità parrocchiali”.