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L'Italia è il paese in cui diventare genitori sembra una colpa, soprattutto dopo il Coronavirus

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Nell'Italia post emergenza Coronavirus, guai a chiedere certezze sul futuro dei figli: i genitori ringraziano questo paese che non li merita.

Finalmente una bella giornata. Come madre, come cittadina. In piena estate, all’alba del 20 di luglio, sono uscite le graduatorie dei nidi pubblici Capitolini. Non potevo credere ai miei occhi quando ho letto: AMMESSA, mia figlia ammessa alla prima scuola pubblica della sua vita. L’ultimo anno di asilo nido-sezione “grandi”. Un ritardo di oltre un mese. Dovevano infatti uscire le graduatorie definitive il primo di giugno. Un ritardo giustificabile, solo in parte, dalla situazione emergenziale post Covid che lascia ancora nell’emergenza il piano educativo futuro dei nostri figli e di conseguenza anche la nostra salute psico-fisica. Dico giustificato solo in parte perché le famiglie meno fortunate, che in queste ore si sono rese conto che i loro figli sono fuori dalle graduatorie, devono riorganizzarsi in emergenza e capire dove poter mandare i loro figli da settembre. La felicità, in ogni caso, è durata poco anche per me, interrotta bruscamente da alcune righe di precisazione: “Al momento non viene richiesto il pagamento della retta, non essendo certa l’apertura dei nidi stessi”.

Per riassumere abbiamo inutilmente aspettato un mese e mezzo per far uscire le graduatorie dei nidi pubblici prima della doccia fredda; non illudetevi genitori, nessuno ha detto che veramente i vostri figli potranno andarci! Sulla carta sì ma… attendiamo direttive “nazionali”. (In fondo, se siamo così folli da diventare genitori in questo paese, saranno pure fattacci nostri). Potremmo in effetti anche noi, semplicemente cambiare lavoro o scioperare. Lo sciopero delle famiglie. Che succede a un paese se scioperano le famiglie?

La Ministra dell’istruzione Azzolina (ho imparato ad usare la A, mi hanno detto che diversamente sarei incline al maschilismo) sollecita i genitori ad usare il termometro a casa, prima di mandarli a scuola. Un consiglio perspicace che tutti i genitori attendevano con trepidazione, quasi quanto attendiamo delle linee chiare, corrette, precise, inequivocabili su cosa dovremo fare con i nostri figli piccoli. Come riapriranno gli asili, le scuole dell’infanzia? Quando potremo avere garanzie tali da permetterci di pianificare il prossimo futuro?

Sono una madre, di mestiere giornalista e non sono una garantita. Non ho un contratto sicuro, ogni anno provo a conquistarmi sul campo una credibilità, con sforzi e sacrifici e come me la maggior parte delle giovani mamme che conosco. Non mi sento un’eroina, ma mi ci fate sentire. Non ho la minima idea di dove lasciare mia figlia a partire da settembre. Non so se riaprirà il nido, non so se ci saranno ancora degli aiuti per avere una baby sitter fissa (che costa uno stipendio intero). Non so se potrò far conto sui nonni, che vivono lontani e non hanno più le forze di un trentenne. Ho la sensazione di aver osato nell’aver fatto una figlia, azzardato e non è giusto, non lo è affatto. E sia chiaro, mi sento comunque una privilegiata.

Comitati scientifici, ministri, sottosegretari, tecnici, non sono sufficienti per chiarire alle famiglie se ci saranno o meno le condizioni per far stare in sicurezza dei bambini piccoli con le loro maestre. Eppure i centri estivi sono aperti, eppure i mini-club degli hotel delle nostre vacanze sono aperti e ne siamo tutti molto entusiasti. Giovani, adolescenti stanno andando in discoteca e si baciano felici sulle spiagge di tutta Italia, ma guai a parlare di asili nido, che irresponsabili questi genitori! (colpa grave è diventar genitori)

Sugli asili nido e le scuole dell’infanzia aleggia il mistero e l’incertezza, siamo in un limbo interminabile. 37 mila donne si sono dovute licenziare nell’ultimo anno. Saranno felici i datori di lavoro di questa incertezza e prolungata attesa. Saranno certamente motivatissimi a riconfermare le loro collaboratrici con contratti precari.

Ancora una volta le madri ringraziano questo paese che non le merita.