> > Carabinieri arrestati a Piacenza, parla l'indagato Matteo Giardino

Carabinieri arrestati a Piacenza, parla l'indagato Matteo Giardino

Carabinieri arrestati a Piacenza giardino

Caso carabinieri arrestati a Piacenza, il punto di vista di Giardino, il civile indagato che avrebbe detenuto la droga di Montella.

Con il passare dei giorni e man mano che tutti gli indagati vengono ascoltati dagli inquirenti, si apprende che i carabinieri arrestati a Piacenza con l’accusa di spaccio di droga, estorsione, arresti illegali e torture erano qualcosa in più di semplici mele marce. In effetti si comincia a delineare un vero sistema alle loro spalle, “come in Gomorra”, citando alcune delle intercettazioni che hanno incastrato i militari. Tenendo fede proprio a quel contesto di cui prima, un altro aspetto identificativo con un certo mondo criminale è quello dell’omertà e della negazione. Lo ha fatto ad esempio Matteo Giardino, 58 anni, fra i civili coinvolti nell’inchiesta sulla caserma di Piacenza. In un’intervista concessa a Ilfattoquotidiano.it, l’uomo nega di aver custodito la marijuana destinata al presunto giro messo in piedi dai militari. Lui è ai domiciliari, mentre i tre figli – anch’essi accusati di aver partecipata alle operazione di detenzione di stupefacenti – sono finiti in carcere tra Parma e San Vittore.

Carabinieri arrestati a Piacenza, parla Giardino

“Andavo a fare dei lavori gratuitamente alla caserma Levante: quando si rompeva un tubo dell’acqua, o quando dovevano cambiare insegna andavo ad aiutarli. Io non so nulla, non ho rapporti loschi con nessuno ” così Giardino che è stato fermato il 9 marzo dalla Guardia di Finanza con 2 chilogrammi di marijuana occultati in un Fiat Doblò. “Non ce li ho messi io – si giustifica – Sto leggendo di tutto, ma chi mi conosce sa chi sono io. Ho quattro figli, sono nonno, i miei figli lavorano e sono bravi ragazzi. Mi sono sempre rialzato nella vita, non ho mai fatto niente di male a nessuno e chi mi conosce lo sa”.

Alla domanda che mirava a sapere se tra i carabinieri e l’uomo ci fosse una conoscenza, Giardino ha così risposto: “No, conosco quelli che sono andati via, perché io conosco tantissimi di carabinieri, da tantissimi anni. E li aiutavo”. E allora le fotografie dei suoi figli insieme a Montella con i soldi a ventaglio? “Quelle fotografie non c’entrano nulla, anzi fanno schifo. Perché risalgono a quattro anni fa, era prima di Natale, avevano fatto una giocata insieme alle macchinette”(videopoker, ndr) e si erano divisi la vincita. È una vincita in un bar, provata, è una cosa vergognosa”. Quindi c’era un rapporto di amicizia? “Voi state facendo un gioco sbagliato. Se ci sono delle mele marce vanno tirate via, ma non andate a cercare il ‘pelo nell’uovo’ perché non serve proprio a nulla”.

Giardino e il pensiero su Montella

A Giardino è stato poi chiesto un giudizio sull’appuntato Montella, ritenuto l’epicentro di questa organizzazione per delinquere. “Io non lo descrivo – ha detto il 58enne – Io non lo conosco come lo conoscete voi, però se i giudici hanno fatto delle indagini e hanno preso queste decisioni, sarà come dicono i giudici. Io lo conoscevo come una persona normale. Non mi ha mai minacciato, non ho mai avuto a che fare con lui. Io mi sento a posto. Per me, mia moglie, la mia famiglia vedere i social, quello che dice la gente… c’è una notizia, lasciamo lavorare gli inquirenti, invece tutti a puntare il dito. Perché puntare il dito non è bello. Se c’entrerò, io pagherò, non ho nessun problema”.