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Carabinieri arrestati a Piacenza: non ha funzionato il controllo dell'Arma

Carabinieri arrestati a Piacenza, le parole del Segretario di Sindacato

Massimiliano Zetti, Segretario Generale del Nuovo Sindacato di categoria, si è espresso in merito alla vicenda dei carabinieri arrestati a Piacenza

Nel momento in cui mi trovo a scrivere questo editoriale giunge la notizia, comunque nell’aria, che siano stati azzerati i vertici del Comando Provinciale di Piacenza. Trasferito il Comandante Provinciale, il Comandante del Reparto Operativo e il Comandante del Nucleo Investigativo, mentre il Comandante della Compagnia era già stato rimosso e sospeso dal servizio in quanto coinvolto nell’inchiesta.

A scanso di equivoci e al fine di mettere subito a tacere il “partito dell’anti polizia”, chiariamo subito che i 10 militari coinvolti a vario titolo e con diverse gradazioni di responsabilità hanno diritto ad essere processati in un’aula giudiziaria, con tutte le garanzie che spettano in uno stato di diritto. Non alimenteremo un giustizialismo e un tritacarne mediatico giudiziario che oramai ci ha abituato, troppe volte, a vedere persone risultate innocenti ed estranee ai fatti. Appare pertanto scontato e banale il “refrain” che si tratti, qualora le accuse venissero dimostrate, di mele marce che non possono offuscare o ledere il corpo sano dell’Arma, composto da 110 mila carabinieri onesti e che ogni giorno svolgono il loro lavoro al servizio della collettività .

Detto questo, il fatto è eclatante e impone delle riflessioni oltre che un nuovo tipo di approccio affinché la nostra Amministrazione, inaugurando una nuova stagione di confronto con le Forze Sindacali Militari, decida una volta per tutte di affrontare alcuni problemi in modo democratico e trasparente. Così facendo, darà prova di non essere una Forza di Polizia chiusa e lontana ma in mezzo alla gente, tra la gente, per riguadagnare la fiducia che negli ultimi anni si è appannata.

Nella linea di Comando qualcosa è andato storto e ritengo che la richiesta del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, cioè quella di verificare perché gli strumenti di controllo e i vari campanelli di allarme di cui la nostra Amministrazione è dotata non abbiano funzionato, sia lecita. Non sappiamo cosa, o meglio possiamo immaginarlo, siamo quindi pronti a dare il nostro contributo di idee nel tavolo di confronto che già abbiamo chiesto al Comandante Generale Giovanni Nistri come Organizzazione Sindacale.

Un problema diffuso e sentito tra gli operatori che lavorano su strada, in particolare dai Comandanti delle più piccole unità dell’Arma, è la pressione, il fiato sul collo, “l’ansia da prestazione” spesso imposta in maniera sistematica e spasmodica dai Comandanti Intermedi al fine del raggiungimento di freddi numeri e statistiche, che devono a tutti i costi incrementare le tabelle dell’attività operativa.

Giova ricordare che nel 2014 e 2015, quindi 6 anni fa, questo problema venne sollevato dalle vecchie Rappresentanze Militari che stanno per essere abolite, a riprova della loro mancanza di incisività e di utilità, di Umbria e Sardegna, delle quali si ritiene utile riportare testualmente gli stralci di due delibere dell’epoca tratti dal sito internet https://www.militariassodipro.org/carabinieriun-buon-comando-si-misura-con-una-statistica/.

Co.Ba.R Comando Legione Carabinieri Sardegna XI°, mandato Delibera n. 104 allegata al verbale n.310/XI del 02/03/2015 con oggetto tutela economica e giuridica del personale, statistiche operative: CONSIDERATO CHE non è ancora venuto meno il vezzo, nonostante la delibera n. 172 allegata al verbale n. 131/X del 30/05/2008,di richiedere al personale in servizio di polizia giudiziaria giacché incrementi il numero di arresti ai soli fini che statistico/operativi; VISTO CHE non è costume dei Comandanti, specie a livello intermedio, di condividere la responsabilità degli atti di P.G. apponendovi la propria firma; DELIBERA DI Adire il C.U.B. affinché ponga in essere ogni opportuno intervento teso a riportare i fisiologici input propri dell’azione di comando alla loro giusta matura di stimoli e non di pressante richiesta riconferendo così giusta serenità al personale operante; richiedere la: (1) diramazione della presente fino ai minori livelli ordinativi; (2) pubblicazione della stessa nel portale “Leonardo”. Presenti 14, votanti 14, favorevoli 14, contrari 0. Approvato all’unanimità il 02.03.2015.

Il Co.Ba.R della Legione Carabinieri Umbria sullo stesso tema era stato, in una delibera del 22.9.2014, ancor più particolareggiato: PREMESSO CHE vengono raccolte segnalazioni da parte di tutto il personale del Comando Legione poiché vengono operate sempre più forti pressioni, specie da parte dei comandanti di compagnia, affinché si incrementino le attività di polizia giudiziaria. Pressioni che appaiono sempre più tendenti a soddisfare esigenze statistiche piuttosto che operative. OSSERVATO CHE tali pressioni vengono esercitate indifferentemente in tutti i reparti, anche su quelli che storicamente sono ritenuti a basso profilo, stante la minima presenza di popolazione e la loro scarsa tendenza a delinquere. Tale pressione stimola una negativa competitività tra i comandi, che si sentono costretti a procedere ad arresti ad ogni costo, pur di alleviare la morsa del comandante di compagnia. Che per dare maggiore cogenza a tali richieste spesso si sottintende che la valutazione caratteristica sarà determinata sulla base della soddisfazione conseguente ai risultati di polizia giudiziaria. Che alcuni comandi al fine di dare soddisfazione alla pretesa di cui sopra, operano arresti e sequestri in territori limitrofi, deliberatamente appropriandosi dell’operazione”. Presenti 6, Votanti 6, Favorevoli 6.

Le suddette delibere caddero nel vuoto e il Cocer Carabinieri, in qualità di Organo Centrale di Rappresentanza, non ritenne opportuno rappresentare questo sentitissimo problema, che tale è rimasto sino ad incancrenirsi. È ammissibile oggi pensare che un buon Comandante debba misurarsi solo per il numero di arresti e operazioni con statistiche che devono essere migliorate ad ogni costo, come una fabbrica del profitto. È possibile assistere alle gare e competizioni sul numero degli arresti eseguiti, con il rischio di foraggiare il terreno sul quale potrebbe attecchire e crescere la mala pianta degli arresti arbitrari, magari utilizzando come leva lo strumento della valutazione caratteristica, snaturandolo e inficiandone quindi l’attendibilità dei giudizi valutativi?

La miscela esplosiva della ricerca continua degli arresti a tutti costi si intreccia talvolta con militari infedeli e disonesti che, approfittando della loro indole “operativa”, si ingraziano il Comandante di turno e possono portare ad episodi come quello di Piacenza. Ulteriore tema da affrontare sotto il profilo della filosofia dell’approccio è che, una volta per tutte, dobbiamo renderci conto che il disdoro e la lesione dell’immagine della mostra amata Istituzione, si tutela intervenendo con efficacia quando vi sono segnali di irregolarità, tenendo presente che ognuno di noi e ad ogni livello di Comando, tacendo o voltando lo sguardo dall’altra parte, certe volte per quieto vivere o per paura di passare come il “non allineato”, non farà altro che aumentare le conseguenze della lesione dell’immagine quando il bubbone poi dovesse scoppiare.

Per fare questo, ecco che il Sindacato Militare può essere lo strumento giusto per intervenire, intercettare comportamenti anomali, essere di aiuto, dare assistenza, e non far sentire solo il militare che deve segnalare irregolarità, affiancandolo e tutelandolo, accompagnandolo dai dirigenti che hanno le responsabilità di Comando e il dovere di prendere provvedimenti. Ritengo inoltre che sia assolutamente necessario aprire un’inchiesta interna, oltre a quella già avviata dalla Magistratura, affinché vengano chiarite eventuali mancanze dai vari Comandanti che si sono succeduti nel corso di questi anni, anche per far luce sulle evidenti assenze di controlli e verifiche che, ci consta ammettere, vengono invece effettuate per altri comportamenti da ritenere futili o, comunque, non di tale livello.

Basti ricordare, a titolo di esempio, con quale determinazione negli ultimi tempi il Comandante della Legione Emilia Romagna (poco incline alla dialettica sindacale) ha sanzionato ripetutamente i militari “colpevoli” di avere un tatuaggio, in virtù di una norma vetusta ed arcaica, i cui procedimenti sono stati più volte stigmatizzati dal NSC dedicandosi quindi a questioni formali, mentre dei gravi fatti di sostanza che stavano accadendo a Piacenza nessuno ne stava avendo sentore.

In conclusione, credo che anche alla luce di questa inaccettabile vicenda, si possa aprire una stagione nuova per l’Arma, attraverso una discussione seria e fattiva tra Amministrazione e Sindacati che, al di là delle proposte di legge di cui si sta occupando il Parlamento proprio in queste ore, sono più che legittimati a trattare materie di ordine e comportamento. Un tavolo di confronto presieduto dal Comandante Generale (che ha già dimostrato coraggio innovativo, ad esempio, sul caso “Cucchi”), sarebbe quanto di più autorevole quale risposta al mondo politico, sociale e militare. Il Nuovo Sindacato Carabinieri è pronto anche a svolgere questa funzione.