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Carabinieri Piacenza, 40 arresti fotocopia: i superiori ignoravano

carabinieri arrestati Piacenza

Oltre quaranta arresti fotocopia per procurarsi droga e giustificare la loro presenza: è quanto avrebbero fatto i carabinieri di Piacenza.

Continuano ad emergere nuovi dettagli dalla Procura chiamata ad indagare sul caso dei carabinieri arrestati a Piacenza: per procurarsi la droga del cui spaccio si sarebbero resi responsabili avrebbero effettuato oltre quaranta arresti fotocopia coinvolgendo anche cittadini innocenti.

Carabinieri a Piacenza: arresti fococopia

Dal 2017 al momento del fermo il gruppo coordinato da Giuseppe Montella avrebbe infatti arrestato decine di persone con quello che è stato definito “metodo Levante“. I militari intercettavano in flagranza di reato uno spacciatore, cosa che li obbligava ad intervenire con un processo per direttissima. Un altro comune denominatore, quello che ha insospettivo la Procura, è che in quasi tutte le catture il fermato si macchiava anche di resistenza e aggressione a pubblico ufficiale. E che la maggior parte dei fermi avvenivano nei quartieri vicino alla caserma.

Una situazione che aveva portato nel 2017 la stampa locale a riempirsi di notizie relative alle operazioni antidroga compiute dal gruppo e dal conseguente aumento dello spaccio in città. Cosa che serviva a giustificare l’alto numero degli arresti di cui l’allora comandante provinciale Stefano Piras aveva iniziato a insospettirsi. Anche perché gli appuntati, il grado a cui appartenevano i Carabinieri arrestati, non sono autorizzati a fare indagini in borghese. Dopo averne parlato con Bezzeccheri, il comandante della Compagnia di Piacenza, tutto venne però lasciato perdere.

Gli arresti condotti nel suddetto metodo avevano tre finalità. Quella di liberare gli spacciatori alle loro dipendenze dalla concorrenza, lasciandoli soli nelle grandi piazze di spaccio cittadine. Quella di giustificare la costante presenza sul territorio. E quella di accrescere la stima dei vertici, ora rimossi dai loro incarichi.