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Quando sono arrivati a Treviso i migranti positivi al Covid?

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I migranti positivi al Covid e residenti al centro accoglienza di Treviso non sono arrivati a luglio 2020.

Il caso migranti a Treviso continua a tenere banco: secondo l’ultimo aggiornamento sono ben 133 le nuove positività al Covid riscontrate all’interno della Caserma Serena, che rappresenta il più grande centro migranti dell’area trevigiana. Come hanno spiegato i vertici del centro profughi, i primi casi sono emersi martedì 28 luglio con 3 persone asintomatiche: da lì la scelta di effettuare i 315 tamponi che hanno dato ben 133 positività. A essere affetti dal Covid sono tutti migranti mentre nessun operatore è risultato contagiato. La quarantena è estesa anche ai negativi. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha associato subito queste persone agli sbarchi recenti sulle coste italiane. Ma, in realtà, i migranti di Treviso positivi al Covid nulla c’entrano con gli ultimi arrivi in Italia.

I migranti di Treviso positivi al Covid

A fare chiarezza, al Corriere della Sera, è Gian Lorenzo Marinese, titolare del centro profughi all’ex Caserma Serena, spiegando come la maggior parte siano giovani provenienti dall’Africa subsahariana ma anche richiedenti asilo mediorientali. “Una consistente parte di loro è approdata in Italia durante i ‘picchi’ migratori degli anni passati. Molti lavorano o hanno avviato un percorso di inserimento precedente all’emanazione dei decreti Salvini che hanno smantellato i meccanismi di accoglienza”. Dunque, sebbene anche Luigi Di Maio parli di emergenza nazionale in relazione agli ultimi sbarchi in Italia, i casi di Treviso non sono riconducibili a questi eventi.

Lo sfogo di Zaia

Anche perché il Governatore del Veneto, Luca Zaia, è stato molto chiaro in merito alla questione accoglienza in tempi di Covid. “Non c’è disponibilità ad accogliere le persone arrivate a Lampedusa – ha affermato nei giorni scorsi -. Non lo dico perché ne facciamo una questione di colore della pelle, di credo religioso, di scelte sentimentali, assolutamente no. Se c’è una persona che scappa dalla morte e dalla fame va aiutata, punto. Senza se e senza ma. Però vedere spesso imbarcazioni piene di cittadini che vengono da paesi dove non c’è guerriglia, non c’è nulla, ma che hanno semplicemente deciso di venire in Italia questo no”.