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Coronavirus, Crisanti: "Fra 10-20 giorni avremo mille casi quotidiani"

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Secondo Crisanti a breve l'Italia dovrà fare i conti con un aumento dei posti in terapia intensiva e delle vittime da coronavirus.

L‘impennata dei contagi da coronavirus ha spinto Crisanti a lanciare l’allarme sull’arrivo di una nuova emergenza e sull’aumento dei decessi causati dall’infezione. L’esperto si è poi schierato contro i negazionisti rei a suo dire di dare messaggi sbagliati.

Coronavirus: Crisanti sull’aumento dei contagi

Intervistato dal Messaggero, il virologo a suo tempo consigliere di Luca Zaia si è detto non ottimista sulla situazione italiana, che nel giro di 10-20 giorni arriverà a contare secondo lui almeno mille contagi giornalieri. Complici a suo dire le discoteche, che “andrebbero chiuse immediatamente e anzi, non dovevano proprio riaprire“. Ma anche i messaggi dei cosiddetti negazionisti secondo cui il peggio è ormai passato e il virus ha perso di intensità. A suo dire queste persone hanno causato danni enormi perché hanno trasmesso contenuti sbagliati e scientificamente non supportati.

L’esperto ha dato l’allarme sull‘aumento dei casi positivi ma anche delle terapie intensive. Numeri che per il momento sono sostenibili ma che sul lungo periodo, con un ritmo costante di crescita, potrebbero non esserlo più. Crisanti teme poi che ad incrementare possano essere anche le vittime, il cui conteggio apparentemente basso negli ultimi giorni potrebbe risultare ingannevole. “I morti arrivano sempre dopo. Prima c’è un incremento di infezioni, poi, dopo 20-30 giorni, quello dei decessi“, ha spiegato. Se la situazione evolverà così, come lui crede, saranno inevitabili dei nuovi lockdown a livello locale, anche perché con l’apertura delle scuole potrebbero aumentare sia i focolai che la loro vastità.

Il virologo si è anche scagliato contro chi non ha preso misure per controllare i cittadini che entravano in Italia dall’estero, uno dei principali fattori che ha causato l’aumento dei contagi. “Quest’ estate dovevamo avvicinarci a zero casi. Sarebbe stato possibile. Io non so, per esempio, perché per tempo non abbiamo preso le contromisure per limitare i casi di rientro“. Sbagliato è stato anche secondo lui riaprire tutto indistintamente senza prevedere riaperture differenti a regione a regione, non aver limitato gli spostamenti all’interno dell’Italia e da essa agli altri paesi e “aver calato le braghe di fronte alle esigenze dell’industria turistica“.