> > Galli sulle discoteche: "Non andavano proprio aperte, sono preoccupato"

Galli sulle discoteche: "Non andavano proprio aperte, sono preoccupato"

Il prof. Massimo Galli

Secondo il primario del Sacco Massimo Galli, il governo non avrebbe dovuto consentire la riapertura delle discoteche.

Il direttore del reparto di Malattia Infettive dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli ha accolto positivamente la scelta del governo di chiudere le discoteche dal 17 agosto per limitare il proliferarsi del coronavirus. Secondo lui i locali non andavano proprio aperti e “sarebbe stato opportuno che chi di dovere lo avesse stabilito con chiarezza senza consentire deroghe“. Il riferimento è al dpcm del 7 agosto che, pur stabilendo la sospensione delle attività delle sale da ballo, consentiva alle regioni di derogare.

Massimo Galli sulle discoteche

Secondo l’esperto i giovani stanno avendo un ruolo importante nella diffusione dell’infezione perché sono più esposti. Non soltanto perché frequentano le discoteche e la movida, ma anche perché si muovono per lavoro più degli anziani che hanno invece imparato a proteggersi e sono di regola assai più prudenti. Il vero pericolo per lui è quindi che il virus possa a tornare a diffondersi coinvolgendo anche questi ultimi, a maggior rischio di sviluppare una malattia grave.

Quanto all’aumento del numeri dei casi positivi degli ultimi giorni, si è definito preoccupato. “Speravo molto che in questo periodo i numeri sarebbero stati più confortanti. Dobbiamo mantenere una grande attenzione“, ha affermato in un’intervista al Messaggero. Per evitare che la situazione sfugga di mano, ha continuato, bisogna essere in grado di identificare precocemente i nuovi cluster in modo da impedire al virus di circolare senza controllo. Se l’infezione dovesse invece circolare indisturbata per giorni, “allora ci troveremmo di nuovo a dover decidere se chiudere un pezzo di Paese come hanno rischiato di dover fare Francia e Spagna“.


Infine un monito sulla prevalenza di scelte economiche sulla salute. Sottolineando che in tutte le grandi epidemie del passato le scelte dei governanti sono state condizionate da pressioni e considerazioni di contenuto economico, ha ricordato che “i costi successivi, umani ed economici, se non fai le cose come vanno fatte, sono sempre stati assai più pesanti“.