> > Covid, lontana l'intesa sui tamponi tra Sardegna e Lazio

Covid, lontana l'intesa sui tamponi tra Sardegna e Lazio

Covid tamponi Sardegna Lazio

Sardegna e Lazio litigano su chi debba fare i tamponi ai vacanzieri rientranti: i casi covid dall'isola intanto aumentano.

Continua ad essere molto alta l’attenzione sull’emergenza covid legata ai vacanzieri che rientrano dalla Sardegna. Tanti i casi di riscontrata positività, specie nel Lazio, con conseguente scontro tra i governatori delle due regioni in merito alla gestione dei tamponi. Zingaretti chiede che i viaggiatori vengano testati prima del rientro, mentre dall’altra parte Solinas non ci sta a far intendere il suo territorio come pieno di untori. A parlare della delicata questione è stato Mario Nieddu, assessore alla Sanità della Regione Sardegna, in un’intervista rilasciata al Messaggero. “Accordo sui tamponi a chi parte dalla Sardegna? No, ancora non c’è. C’è una trattativa che prosegue – ha detto l’assessore – Ma gli untori non siamo noi”.

Covid, Sardegna e Lazio litigano sui tamponi

Alle dichiarazioni politiche fanno poi però seguito i dati, che purtroppo non lasciano spazio a molte interpretazioni. Nella sola giornata di ieri, domenica 23 Agosto, nel Lazio sono stati scoperti altri 65 rientrati dalla Sardegna con il coronavirus, il totale solo – su Roma e le altre quattro province – è già a 300. Numeri alti che obbligano i governatori ad un intervento serio ed efficace.

La Regione Lazio ha organizzato un presidio sanitario al porto di Civitavecchia dove i turisti rientranti possono effettuate test rapidi, ma la paura di Zingaretti e dell’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, è che controllando solo agli arrivi si rischi una forte circolazione del virus proprio sui traghetti. L’idea dunque è quella di predisporre tamponi prima degli imbarchi in Sardegna e sul punto Nieddu fa sapere che l’esecutivo regionale pone tre condizioni: “La prima è che i tamponi rapidi vengano fatti dal personale dell’Usmaf – ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, che dipende direttamente dal Ministero della Salute – I nostri operatori sono già impegnati nelle operazioni di tracciamento sull’isola, non ne abbiamo altri. Si muova il Ministero della Salute. La seconda condizione è che i controlli su chi sta partendo per l’Isola siano effettuati non solo al porto di Civitavecchia, ma anche in altre regioni, aeroporti compresi. Infine, il governo si deve impegnare a trovare un modo di riportare a casa i positivi che saranno trovati agli imbarchi in Sardegna”. Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza in quanto qualora un soggetto risultasse positivo sull’isola potrebbe rischiare di rimanere in Sardegna per uno o due mesi in attesa di diventare negativo. In questo caso l’intesa tra Sardegna e Lazio è totale, con l’assessore D’amato che ha detto: “Si può trovare una formula, come quella di navi dedicate”.