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Covid, Gimbe: nuovi contagi raddoppiati in una settimana

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Nuovi contagi covid raddoppiati in Italia in una settimana: si testa di più, ma il pericolo non va sottovalutato.

In Italia aumenta il numero dei positivi al coronavirus e, secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, nella settimana dal 19 al 25 agosto i nuovi contagi al covid-19 sono quasi raddoppiati rispetto alla precedente. Una crescita del 92,4% in sette giorni (6.538 contro i 3.399) grazie anche al massiccio ricorso a test e tamponi aumentati di più del 70% (309.127 contro 180.300). Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, ha così commentato i dati: “In soli 7 giorni si sfiora il raddoppio dei nuovi casi totali, non solo per l’incremento dell’attività di testing, ma anche per l’aumento del rapporto positivi/casi testati. Inoltre, si conferma il trend in crescita dei pazienti ospedalizzati con sintomi e, in misura minore, di quelli in terapia intensiva. Queste spie rosse devono infondere una comune consapevolezza sull’andamento dell’epidemia nel nostro Paese per mantenere alta la guardia senza minimizzazioni di sorta”. “Si assiste anche – ha concluso Cartabellotta – ad un aumento progressivo dei focolai con crescita esponenziale dei nuovi casi, siano essi autoctoni, da rientro di italiani andati in vacanza all’estero, o di importazione da stranieri”.

Covid, nuovi contagi raddoppiati

La conferma della crescita endemica della circolazione del virus viene anche confermata dal raffronto degli attuali dati con quelli del mese scorso: nella settimana del 15-21 luglio i contagi totali in Italia erano stati 1.408, mentre dal 19 al 25 agosto sono 6.538, con un incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 2,1%. “Questa rapida ascesa nella curva dei contagi – sottolinea Cartabellotta – inizia a riflettersi gradualmente sull’aumento dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva. Si è invertita la tendenza che dai primi di aprile ha visto la progressiva e imponente riduzione dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, che adesso iniziano lentamente a risalire”. Se, infatti, resta stabile il numero di decessi (40, +0,1%) , sale il numero dei ricoveri in terapia intensiva (+13,8%) e di quelli con sintomi (+215 in una settimana pari al 25,5% in più).

Andando ad analizzare i dati dei nuovi contagi nelle singole regioni si nota che soltanto 4 di esse in più fanno registrare una riduzione, seppur esigua, di nuovi casi (-55). Nelle altre 14 Regioni e 2 Province autonome si rileva un aumento complessivo di 3.194 nuovi casi, con una differenzia che varia dai 677 del Lazio ai 4 della Valle d’Aosta. Stabile il numero di nuovi casi in Basilicata (+14). Dei 19.714 casi attivi al 25 agosto il 91,8% si concentra in 11 Regioni: 29,4% dei casi in Lombardia (5.787); il 33,4% si distribuisce tra Lazio (2.284), Emilia-Romagna (2.189) e Veneto (2.119); un ulteriore 29% tra Campania (1.164), Piemonte (1.142), Toscana (1.039), Sicilia (947), Puglia (548), Sardegna (463) e Liguria (413). I rimanenti 1.619 casi (8,2%) si collocano nelle restanti 7 Regioni e 2 Province autonome con un range che varia dai 13 della Valle d’Aosta ai 342 dell’Abruzzo.

È iniziata la seconda ondata?

Numeri alti, che fanno temere una seconda ondata mettendo a rischio anche la riapertura delle scuole il 14 settembre. “Tutti questi dati – spiega Cartabellotta – non possono essere confrontati con quelli dei primi mesi dell’epidemia perché le dinamiche epidemiologiche sono completamente diverse. Dello tsunami che si è abbattuto sul nostro Paese non abbiamo mai conosciuto la fase iniziale: il coronavirus circolava insidiosamente sottotraccia con migliaia di asintomatici che infettavano senza saperlo parenti, amici e colleghi di lavoro. Il lockdown rigoroso e prolungato ha ridotto la mortalità, gli accessi in ospedale e il numero dei nuovi casi, ma dal 3 giugno siamo di fatto ripartiti dal via”.

“Se è legittimo chiedersi se i numeri attuali sono i segnali di una nuova ondata – conclude Cartabellotta – è ragionevolmente certo che non rivedremo le drammatiche scene di marzo/aprile perché oggi la situazione epidemiologica è attentamente monitorata, il servizio sanitario è ben organizzato e, dunque, non potrà esserci alcun effetto sorpresa. Ma non bisogna concedere ulteriori vantaggi al coronavirus, tanto più che i numeri riflettono sempre comportamenti di 3-4 settimane fa”.