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Detenuto chiede la pay tv in carcere: la Cassazione dice no

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"La pay tv per l'informazione sportiva in carcere è un diritto", la Cassazione rigetta la richiesta del detenuto.

Un detenuto del carcere di Cuneo ha per lungo tempo richiesto che nella casa circondariale venisse installata la pay tv per poter guardare i canali tematici sportivo. Nella sua battaglia si è persino rivolto alla Cassazione asserendo ad un diritto leso dei detenuti. “Avere la possibilità di guardare canali Sport a pagamento in tv è un diritto, anche in carcere”, si legge nella sua richiesta, ma la Corte di Cassazione penale l’ha respinta ribadendo che in cella bastino i normali canali gratuiti che sono sul digitale terrestre.

Pay tv in carcere: la risposta della cassazione

Stando a quanto ricostruito da La Repubblica, la battaglia legale dell’uomo era iniziata lo scorso anno quando, dopo il rifiuto ad acconsentire alle sue richieste da parte del direttore del penitenziario, il detenuto si era rivolto in un primo momento al magistrato di sorveglianza, aggiungendo anche di essere disposto a pagare l’abbonamento di tasca sua e sostenendo il diritto all’informazione sportiva. Il tribunale, ad ottobre 2019, ha risposto in maniera negativa alla richiesta dell’uomo ricordando che la Circolare dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) indica che è sufficiente garantire ai detenuti la visione di ventuno canali televisivi gratuiti tra cui tutto il pacchetto Rai e Mediaset, ma anche la7 e Cielo mentre non sono ammesse eccezioni o integrazioni.

Tutto ciò non è bastato ad arrestare le volontà del detenuto che, senza darsi per vinto, ha presentato il già citato ricorso alla Corte di Cassazione penale. Nella sua visione, il diritto all’informazione sportiva è garantito dalla Carta costituzionale e dunque lamenta una violazione dell’Articolo 21 della Costituzione. La richiesta è stata respinta e la Cassazione ha anche condannato l’uomo a pagare 3000 euro in favore della Cassa delle ammende.