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Batterio killer, la mamma di Nina: "L'ospedale ha nascosto e insabbiato"

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La mamma di Nina, morta a causa del batterio killer all'ospedale Verona, ha accusato la struttura di aver insabbiato e nascosto la realtà.

Francesca Frezza, la mamma di Nina, una dei quattro neonati morti a causa del batterio killer all’ospedale di Verona, ha ritenuto doverosa la sospensione di tre medici disposta dalla Dirigenza dell’Azienda Ospedaliera. Ha poi raccontato cosa succedeva all’interno del nosocomio.

Batterio killer: parla la mamma di Nina

Avrebbero dovuto avere almeno la dignità di auto sospendersi da soli, mi hanno costretta ad andare ogni giorno in ospedale per ottenere questo“, ha esordito la donna, che da quando sono stati resi pubblici i risultati dell’inchiesta relativa alla presenza del batterio ha protestato quotidianamente davanti alla struttura. Manifestazioni, le sue, non dettate da voglia di giustizialismo o arrabbiatura, ma per una questione di verità. Ha infatti parlato di lacune, errori e omertà davanti al rispetto umano e morale di donne che hanno perso i loro figli.

Penso che pagheranno un prezzo più caro di quanto avessero immaginato, perché un caso del genere a livello mondiale non è mai accaduto“, ha continuato. Francesca ha quindi ripercorso la vicenda in un colloquio con il commissario dell’Azienda ospedaliera di Verona, accusando l’ospedale di aver nascosto la realtà tenendola all’oscuro della Regione che solo a distanza di due anni è venuta a conoscenza di quanto successo.

Intanto gli ispettori ministeriali hanno interrogato i medici responsabili della struttura ospedaliera e dei reparti, due dei quali poi oggetto dei provvedimenti cautelari. Sul fronte penale vi sono due indagini preliminari aperte. Una a Firenze, dove è morta la figlia di Francesca, e l’altra a Verona, dove altri tre neonati sono deceduti e nove hanno subito gravi danni cerebrali per il batterio. Il reato contestato è quello di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario.