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Covid, Crisanti: "Seconda ondata? Se ci sarà, a dicembre-gennaio"

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Per Crisanti la crescita dei casi covid in Italia va contestualizzata al momento: "Ora vediamo anche gli asintomatici".

Il dottor Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, ha concesso un’intervista a Huffington Post nella quale ha fatto un punto sull’attuale stato della pandemia in Italia sottolineando come il covid non sia stato ancora sconfitto e che la battaglia sia ancora lunga, ma anche che la crescita dei casi sia dovuto anche ad un differente approccio rispetto al passato. “Nel nostro Paese – ha detto Crisanti – i dati ci dicono che la ripresa della trasmissione presenta differenze notevoli rispetto a quel periodo di fine febbraio – inizio marzo, quando la capacità di fare tamponi era scarsa. La gran parte delle persone infette identificate oggi è composta da giovani, asintomatici o con sintomatologia lieve. A febbraio-marzo questi casi manco li vedevamo. I dati vanno contestualizzati, oggi abbiamo molti meno casi del periodo in cui scattò il lockdown, sono inferiori di circa 15-20 volte. All’epoca più che 1500 in media come oggi – tanti risultavano, ma i numeri erano sottostimati – ne avevamo probabilmente 30.000″.

Covid, Crisanti e la crescita dei casi

“Dall’indagine sierologica effettuata dell’Istat sul territorio nazionale ha aggiunto Crisantirisulta che in Italia abbiamo avuto 1 milione e 482mila casi di Covid-19, mentre quelli accertati sono stati 265mila. Nei mesi dell’emergenza i tamponi venivano eseguiti sulle persone ricoverate in ospedale, gli asintomatici neanche li si intercettava. Quei numeri, dunque, non riflettevano lo stato effettivo della situazione, a differenza di quanto avviene ora. Sapendo che i contagiati possono essere asintomatici o presentare sintomi lievi, oggi vengono sottoposte a test persone che prima sarebbero state trascurate”.

“Attenzione però – avverte Crisanti – il virus non è cambiato, ma ripeto i casi di queste ultime settimane sono circa 15-20 volte inferiori di quelli del primo periodo della pandemia”. Poi uno sguardo anche al tanto atteso vaccino, che per il direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova arriverà non prima del 2021: “Metà 2021 a voler essere ottimisti. La sperimentazione di un vaccino prevede in genere 4, anche 5 anni. Sarà un risultato eccezionale se a quello contro il coronavirus si arriverà in 2-3 anni. Quanto all’obbligo, non so, dipenderà dalle circostanze”.