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Sicilia, medici di base in allarme: "Senza protezioni contro il Covid"

Medici base Covid

Pazienti in attesa di tamponi che non arrivano e mascherine che scarseggiano: i medici di base in Sicilia chiedono di non essere abbandonati.

Con l’aumento dei casi di Covid-19, in Sicilia i medici di base avvertono di nuovo una sorta di emergenza: “Ci sentiamo soli” denunciano. Tra sfilze di domande ai pazienti e tamponi che non arrivano, i medici di famiglia chiedono aiuto e, soprattutto, efficienza nella catena di monitoraggio.

Covid: i medici di base in Sicilia in trincea

Si definiscono “il front office del sistema sanitario nazionale” e denunciano le criticità che stanno emergendo nella gestione sanitaria del Covid. In Sicilia dalla fine di agosto sono aumentati i contagi di coronavirus. Ancora oggi – sottolineano alcuni medici – i pazienti con febbre si recano in studio senza operare l’isolamento. E così, molti sono costretti a dover sanificare gli ambienti prima di poter riaprire. In caso di positività sospetta, i pazienti sono spesso travolti da una sfilza di domande. Per i medici di base, che rappresentano a tutti gli effetti il primo filtro dell’emergenza pandemia, i ritmi sono divenuti estenuanti.

La lunga attesa dei tamponi Covid

Nella gestione dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid, ai medici di base è demandato il delicato compito di segnalare i casi sospetti e tracciare i contagi. Sebbene le precauzioni fra la popolazione siano aumentate, c’è chi ancora non ottempera alle norme sanitarie correttamente. E così, i medici di famiglia siciliani si trovano a gestire diversi casi sospetti: “Ciascuno di noi ha gestito 4-5 casi sospetti nelle ultime due settimane” ha affermato a Repubblica – dice Luigi Galvano, presidente regionale della Federazione italiana medici medicina generale. Ma i problemi spesso sono anche a monte. Quando è necessario effettuare un tampone, scatta una prassi specifica con il dipartimento di prevenzione. Con l’incremento dei casi, basta poco al sistema per andare in tilt. Molti medici di famiglia denunciano i ritardi nella consegna dell’esito dei tamponi a pazienti, spesso con patologie pregresse.

In ultimo, ma non meno importante, cominciano a scarseggiare le mascherine. I dispositivi di protezione, un alleato del personale medico per fronteggiare il virus, non sono mai state consegnate dall’Azienda sanitaria provinciale, come invece era stato annunciato. Per molti di loro – stando alle dichiarazioni – l’ultimo dispositivo ricevuto risale allo scorso aprile.