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Perché i fratelli Bianchi non erano in carcere? La spiegazione del giudice

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Nonostante le denunce ricevute, i fratelli Bianchi non erano mai finiti in carcere: il motivo spiegato da De Gioia, giudice del Tribunale di Roma.

I fratelli Bianchi, accusati dell’omicidio di Willy Monteiro, negli ultimi due anni avevano già ricevuto diverse denunce, senza però finire in carcere. Il motivo lo ha spiegato Valerio De Gioia, giudice del Tribunale di Roma.

Fratelli Bianchi perché mai in carcere

Era una vita fatta di violenze e denunce quella dei due fratelli Bianchi. Tuttavia, nonostante le accuse che da tempo gravano sul loro conto, non erano mai stati incarcerati. In molti hanno fatto appello alla giustizia, chiedendosi come fosse possibile che nessuno avesse imposto loro dei provvedimenti.

A fare chiarezza è Valerio De Gioia, giudice del Tribunale di Roma, che intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, ha dichiarato: “La misura cautelare non viene applicata per qualsiasi tipologia di reato”. I due fratelli avrebbero una serie di fascicoli aperti per spaccio, percosse e rissa. De Gioia, tuttavia, ha precisato: “Per i reati meno importanti il giudice non può dare misure cautelari. Se dovesse essere vero che ci sono dei procedimenti per rissa e anche spaccio, non sono ipotesi che possono portare a misure cautelari, anche perché il giudice deve accertare l’esistenza di esigenze cautelari”.

Quindi ha dichiarato: “Questo spiega il motivo per cui non ci sono state misure cautelari”. Ma il giudice ha aggiunto: “Forse c’era una strada che poteva essere eseguita: le cosiddette misure di prevenzione, che sono misure meno importanti e non sono legate necessariamente alla commissione di reato. Sono dette misure di polizia, per le quali tu sei in qualche modo sorvegliato. Per alcune ipotesi di reato, per esempio di violenza domestica, c’è una sorta di ammonizione che viene data per cui se vieni poi segnalato per lo stesso reato ci sono dei provvedimenti più severi”. “Bisognerebbe aumentare le fattispecie per le misure di prevenzione e anche aggiornarle, per esempio impedire di accedere ai social”, è il suo commento.