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Gimbe: "Casi in aumento: prepariamoci per eventuale seconda ondata"

aumento contagi Gimbe

Dato l'aumento di casi positivi e ricoveri sia degenza ordinaria che in terapia intensiva, la Fondazione Gimbe invita a tenere alta la guardia.

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe ha evidenziato un aumento dei casi positivi e dei ricoveri nel periodo compreso tra il 16 e il 22 settembre 2020: a fronte di questi dati ha invitato a prepararsi per un’eventuale seconda ondata di coronavirus.

Gimbe sull’aumento dei casi

Si tratta dell’ottava settimana di crescita della curva epidemiologica che, considerata l’apertura delle scuole e la maggior circolazione del virus nella stagione invernale, non lascia presagire flessioni all’orizzonte. Se da una parte rispetto agli altri paesi europei la situazione italiana non è così preoccupante, dall’altra “non è il caso di adagiarsi sugli allori ma bisogna giocare d’anticipo sul coronavirus per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario“.

Rispetto al periodo precedente sono aumentati tutti i parametri: sia i nuovi positivi, 10.907 contro i 9.837 della settimana prima, sia gli attualmente infetti che toccano quota 45.489 (prima erano 39.712). Ma anche i ricoverati con sintomi, 2.604 in tutto e quelli intubati in terapia intensiva che raggiungono le 239 unità. Il numero dei pazienti varia da regione a regione. Per quanto riguarda i ricoveri in degenza ordinaria, la percentuale sui casi attivi va dal 2,4% della Provincia autonomia di Trento al 9,7% della Liguria. Per quanto riguarda invece le terapie intensive si passa dallo 0% della Provincia Autonoma di Trento e della Valle d’Aosta all’1,2% della Sardegna.

La maggior parte dei ricoverati si trova in Lazio (482), Campania (360), Lombardia (294), Sicilia (224), Puglia (204), Emilia-Romagna (185), Piemonte (164), Liguria (148) e Veneto (141). Gli intubati sono poi prevalentemente localizzati in Lombardia (34), Lazio (31), Campania (23), Emilia-Romagna (22), Toscana (21), Sardegna (21), Liguria (17), Sicilia (15) e Veneto (14). Si tratta di numeri che, ha spiegato il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, per il momento non sovraccaricano il sistema sanitario. Dall’altro però “non bisogna sottovalutare il trend in costante aumento che impone di mantenere la guardia molto alta soprattutto in alcune regioni“.