> > Covid, Galli: "Un rischio l'apertura degli stadi, effetto discoteche"

Covid, Galli: "Un rischio l'apertura degli stadi, effetto discoteche"

Covid Galli apertura stadi

È prudente il virologo Galli sull'apertura degli stadi, e paragona l'iniziativa alla riapertura delle discoteche in estate: "Un errore".

È prudente e chiede prudenza Massimo Galli per l’apertura degli stadi in un momento in cui il trend di contagi Covid è in leggero rialzo. Il virologo lo ha affermato in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, dichiarando che farlo sarebbe un rischio.

Riaprire o non riaprire? La linea Speranza

La Conferenza delle Regioni ritiene che sia arrivato il tempo per riaprire gli stadi. Le norme di distanziamento sociale per contenere il contagio di Covid-19, però, escluderebbero una capienza totale, ma solo al 25%. La proposta divide le opinioni politiche, in realtà. Secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza, la priorità del Governo in materia di riapertura va data alle scuole, non agli stadi. In una conferenza tenutasi a Pisa lo scorso 7 settembre, Speranza aveva affermato perentorio che gli stadi sarebbero rimasti chiusi almeno fino al 7 ottobre. Ora si attende un primo responso dal Comitato tecnico-scientifico lunedì prossimo.

Covid, Galli: “No all’apertura degli stadi”

Per Massimo Galli è “ancora preso. Sarebbe meglio aspettare due o tre settimane”. Il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano chiede, dunque, di attendere una manciata di giorni. Il termine temporale ha un senso: in questo modo, il Comitato tecnico-scientifico potrà valutare gli effetti epidemiologici sull’apertura degli istituti scolastici. Per il virologo, aprire tutto potrebbe equivalere a sovrapporre due problemi: questo potrebbe ripercuotersi sulla catena del contagio: “Ci sono varie situazioni che ci dicono che bisogna stare molto attenti”. L’esperto paragona la riapertura degli stadi a quella delle discoteche: “Quella decisione, arrivata a livello regionale, ha voluto dire per molti un ‘liberi tutti’ che in questo momento non possiamo permetterci” conclude.