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Omicidio-suicidio a Torino: l'arma rubata a un parroco

Torino, omicidio-suicidio: svolta nelle indagini

Il proprietario della pistola impiegata per l'omicidio-suicidio di Torino, avvenuto sabato 26 settembre 2020, era un parroco.

Svolta nelle indagini sul caso di omicidio-suicidio a Torino, l’arma impiegata è di un parroco. I fatti risalgono a sabato 26 settembre 2020, quando Antonino La Targia, costretto in sedia a rotelle, ha sparato sei colpi di pistola alla moglie, Maria Masi, dalla quale si stava separando. Il 46enne si è poi suicidato in casa, sparandosi un colpo.

Torino, svolta sull’omicidio-suicidio

L’arma dell’omicidio-suicidio è dunque di proprietà di un parroco di Lusigliè, nel torinese: si tratta di una pistola calibro nove, rubatagli nel novembre 2016. In quella occasione, i ladri portarono via da casa sua anche del denaro, quattro armi da fuoco e due medaglie d’oro del Torino Calcio. Don Luciano Bardesono, oggi 81enne, denunciò l’accaduto alle Autorità ma i ladri non sono mai stati identificati.

L’ultimo messaggio su Facebook

Ancora giallo sul movente del gesto compiuto da Antonino La Targia, che era anche padre di due figli, al momento del delitto in custodia dai nonni materni per qualche giorno. Sospetto l’ultimo messaggio affidato ai social prima di compiere il delitto: “Mi è sembrato di vivere in un film, ora quel film è finito”. I parenti della moglie, da tempo avevano attivato un codice rosso nei confronti dell’uomo, poiché in passato l’aveva già minacciata. Tale provvedimento rende più rapida l’instaurazione del procedimento penale, oltre che l’eventuale adozione di misure di protezione per le vittime. “Non hai idea di quanto sia stato difficile accettare e tutt’ora lo è, nulla sembrava la cosa giusta”, scriveva La Targia a giugno, in merito all’incidente in moto che l’ha costretto sulla sedia a rotelle.