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Bambino suicida a Napoli lanciandosi dal balcone: l'ultimo messaggio

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Si lancia dal balcone a Napoli, il dramma di un bambino morto suicida per partecipare ad una sfida social.

Un bambino di 11 anni è morto suicida a Napoli dopo essersi lanciato dal balcone di casa sua, al decimo piano di un appartamento a Chiaia. Non si esclude che il piccolo, figlio di due professionisti molto conosciuti e stimati nella zona, abbia compiuto il gesto per partecipare ad una challenge, una sfida social, come la famigerata Blue Whale.

Secondo una prima ricostruzione fornita dalle forze dell’ordine, il bambino si è schiantato su un ballatoio interno al palazzo e a scoprirlo sono stati proprio i genitori che, dopo averlo cercato a letto, si sono accorti della tragica scelta del piccolo. L’indagine per istigazione al suicidio è condotta dalla polizia su delega della procura di Napoli.

L’ultimo messaggio

Le ultime parole del bambino prima della tragedia sono state per la madre, attraverso un messaggio sibillino in cui il piccolo si è scusato per quanto stava per fare. In base alle prime indiscrezioni, ancora da confermare, avrebbe fatto riferimento a un “uomo nero” o a un “uomo col cappuccio” (resta ancora da stabilire se si tratti di una persona reale o un’entità virtuale) che potrebbe averlo indotto al suicidio. Secondo il Corriere dle Mezzogiorno, il messaggio in questione reciterebbe: “Mamma e papà vi amo, ma devo seguire l’uomo col cappuccio“. Una descrizione che, secondo alcuni, farebbe pensare a Jonathan Galindo, un personaggio dalle sembianze di un cane con un cappuccio nero che invita i più piccoli a sottoporsi a sfide pericolose.

Bambino morto suicida a Napoli

Prima di compiere il tragico gesto Il ragazzino avrebbe lasciato un bigliettino con il quale chiede scusa alla mamma e nel quale fa riferimento a uno stato di paura vissuto nelle ultime ore di vita. Tutti i telefoni e i computer a disposizione della vittima sono stati sequestrati e ora verranno analizzato dalle forze dell’ordine. Sarebbe proprio il messaggio lasciato ai genitori ad orientare le indagine verso la sfida virtuale.

Quella della challenge è al momento soltanto un’ipotesi vagliata dagli inquirenti e per la quale si cercano delle conferme, ma le indagini sono rivolte a 360 gradi per valutare ogni possibilità. Fondamentale sarà la ricostruzione della famiglia in merito agli ultimi giorni di vita del bambino, dove ogni dettaglio potrebbe essere determinante per arrivare ad una risoluzione del caso.