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Coronavirus, il virologo Caruso: "Al Sud si rischia il lockdown"

Arnaldo Caruso

"Al sud si rischia il lockdown". Il virologo Caruso si prepara alla seconda ondata di contagi e suggerisce l'uso della mascherina anche all'interno

Ora che i contagi da coronavirus sono distribuiti in tutta Italia, seppur non ancora uniformemente, l’occhio degli esperti volge anche al Sud, dove le strutture sanitarie potrebbero avere maggiori problemi rispetto a quelle del Nord nell’affrontare un aumento dei contagi e dei ricoveri.

Seconda ondata, parla il virologo

Il Laboratorio di microbiologia dell’ Università di Brescia si sta preparando ad affontare un “nuovo aumento dei contagi“. È ciò che spiega Arnaldo Caruso, professore ordinario e presidente della Società italiana di virologia, in un’intervista a Dagospia. “Gli ospedali si preparano alla seconda ondata per non ripetere gli errori della prima, quando malati infetti entrarono in reparti e Rsa -spiega il virologo-. I pronto soccorso si stanno riempiendo e la guardia va tenuta alta. Velocizziamo i processi dei tamponi e già ora ne facciamo più che a marzo e aprile”. Una situazione migliore, insomma, rispetto a quella di questa primavera: “I contagi crescono in modo lento, ma progressivo. Non c’ è la gravità del passato perché l’ età media dei malati è più bassa, però quando il virus colpisce persone fragili e anziane fa ancora male. Da cui il recente aumento di ricoverati in terapia intensiva e di morti”. 

Caruso: “Rischio lockdown al sud”

Il presidente della Società italiana di virologia spiega come potrebbe evolversi la crescita dei contagi. “Se la curva continua così, senza arrivare ai numeri francesi, il sistema sanitario può reggere – afferma Caruso-. Per questo bisogna stare tutti molto attenti in questa fase, limitare la vita sociale al necessario e avere cura dei soggetti deboli”. Un confronto, poi, tra Nord e Sud: “Al Sud il virus ha circolato poco in passato, ci sono le praterie, molti anziani e un sistema sanitario debole: esiste un vero rischio lockdown, in particolare in Campania. Al Nord non si può certo parlare di immunità di gregge, ma al momento c’ è più resistenza” ha commentato. “Il virus sta dimostrando la sua stagionalità con un picco che potrebbe andare da novembre a marzo come l’anno scorso. Bisogna prepararsi altrimenti le disattenzioni si pagano -continua il virologo-. La diffusione per via aerea è difficilmente controllabile e la vita al chiuso, indeboliti dal freddo, non può che peggiorare la situazione. Basta togliere la mascherina, avvicinarsi troppo o incontrare un superdiffusore. Fortunatamente nel 90 per cento dei casi il virus non dà problemi gravi. La preoccupazione è per i soggetti fragili“. Da qui l’invito a indossare la mascherina ed evitare gli assembramenti: “Bisogna metterle in tutta Italia per strada e soprattutto nei luoghi chiusi, come gli uffici, i locali e in casa con gli anziani.  Bisogna imporre la mascherina al chiuso con disinfettanti, distanze e soprattutto controlli severi. I locali senza gli spazi necessari purtroppo in questa fase devono chiudere”.