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Roma, la proposta: concorso pubblico per medici non obiettori

Concorso medici non obiettori roma

Se l'aborto non è possibile, un concorso pubblico per non obiettori potrebbe sopperire alla mancanza di medici che lo praticano a Roma.

Il Lazio è nel caos dopo la scoperta delle sepolture dei feti avvenuti al cimitero Flaminio di Roma senza autorizzazione da parte delle dirette interessate, donne che dopo lo sconvolgimento per quella decisione sofferta, si ritrovano di nuovo a rivivere tutto oltre a veder violata anche la loro privacy, dal momento che quei feti si trovano sotto una croce di ferro che riporta il loro nome. A completare il quadro di una situazione incresciosa c’è da considerare che la Regione Lazio dispone di soli 5 nosocomi, tutti presenti a Roma, che praticano l’aborto terapeutico, ossia l’aborto che è possibile effettuare entro i primi 6 mesi della gravidanza solo quando il feto presenta delle malformazioni oppure la gravidanza può essere pericolosa per la madre. Un numero di strutture decisamente irrisorio rispetto alle tante domande che ogni anno pervengono alle strutture interessate, affinchè possa essere applicato questo che è un diritto disciplinato dalla legge n.194/1978.

Mancano ospedali e ginecologi

Non solo quindi gli ospedali sono una piccola minoranza, ma anche i ginecologi che seguono il ricovero e il parte delle pazienti, sono generalmente due a struttura, senza considerare i casi in cui il medico presente è solo uno e che deve svolgere le mansioni di quattro professionisti visto che sia anestesisti che infermieri sono a loro volta obiettori. Ecco quindi che anche le varie procedure burocratiche vengono svolte in modo celere, facendo firmare alla donna il documento per la sepoltura del feto senza troppe spiegazioni su ciò che avverrà allo stesso e su come sarà inumato.

Un concorso per medici non obiettori

Da queste premesse nasce quindi la proposta presentata dai consiglieri regionali Marta Bonafoni e Alessandro Capriccioli lo scorso lunedì, ossia lo svolgimento di un concorso pubblico per ginecologi che non sono siano obiettori di coscienza. Nel solo Lazio su 274 ginecologi, 200 sono obiettori di coscienza, circa il 74.5%. Un numero troppo elevato per far si che la prestazione dell’aborto terapeutico possa essere reso disponibile, se non a tutte, almeno alla maggior parte delle donne che ne fanno richiesta.

Se la proposta venisse accettate si configurerebbe anche un cambiamento delle modalità, attualmente in vigore, del trasporto e sepoltura dei feti partoriti a seguito di aborto terapeutico. Secondo quanto dichiarato dal consigliere Alessandro Capriccioli, con questa proposta la sepoltura dei feti potrà avvenire solo su richiesta della donna che ha abortito. Per quanto concerne invece l’indicazione del nome/simbolo religioso da apporre sulla sepoltura sarà sempre la madre a doverne fare richiesta