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Disabile positiva violentata da un operatore sanitario: è il padre del bimbo

Oasi di troina

L'operatore sanitario che violentò una ragazza disabile positiva al coronavirus è il padre del bimbo che ora porta in grembo.

L’Oasi di Troina nel corso della pandemia di Covid-19 era divenuta nota per avere ospitato un ampio focolaio al suo interno. Tutti i pazienti ospiti, infatti, erano risultati positivi al tampone, tanto che la struttura era stata chiusa al pubblico. Ad aprile, proprio durante il lockdown, un fatto sconcertante è tuttavia avvenuto tra le mura dell’Irccs.

Una disabile, anch’ella positiva al virus, è stata violentata da un operatore sanitario che lavorava presso la zona rossa. La donna nei mesi successivi è risultata incinta. Ciò ha spinto la famiglia a presentare denuncia per violenza sessuale. Le indagini condotte dagli inquirenti hanno portato ad affermare che al 99,9% l’operatore che ha abusato di lei è il padre del bimbo che porta in grembo.

Le indagini

La comparazione del materiale biologico dell’indagato e del feto e ha infatti dato una compatibilità quasi totale, confermando e aggravando il quadro accusatorio nei confronti dell’aggressore. La conferma definitiva della paternità potrà arrivare soltanto dopo la nascita del bimbo quando si eseguirà una nuova analisi sul dna.

Alla luce di quanto emerso gli investigatori hanno ipotizzato che la violenza subita durante il lockdown non sia un episodio singolo bensì l’ultimo di una serie. La Procura ha anche acquisito le perizie di due esperte che hanno messo in luce l’incapacità totale di intendere e volere della giovane disabile, che non ha nemmeno consapevolezza del suo stato di gravidanza. “Non ha percezione anche se sente i movimenti del bimbo, non riesce a capire e neanche si riesce a farle capire” ha spiegato il direttore sanitario dell’Oasi Maria Santissima di Troina.

L’autore della violenza sessuale

La squadra mobile è risalita all’identikit dell’uomo tramite il prelievo di campioni di dna su tutti i lavoratori della struttura, gli unici che nel periodo del concepimento potevano entrare nell’Oasi. Così gli inquirenti hanno convocato e interrogato un operatore sanitario.

L’uomo, L.A., ha 39 anni, è sposato ed ha un figlio. Da due anni lavora presso l’Irccs e proprio in quel periodo era stato assegnato al reparto che ospitava tutti i disabili positivi al virus. Approfittando dell’assenza degli infermieri aveva abusato della giovane, che soffre di gravissime patologie connesse ad una rara malattia genetica, senza alcuna protezione.

L’operatore sanitario ha confessato durante l’interrogatorio. I sostituti procuratori di Enna, Stefania Leonte e Orazio Longo, hanno convalidato il fermo. L’uomo, adesso in carcere, è accusato di violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima è disabile.