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Coronavirus, medici: "Siamo già in trincea ma per ora le strutture reggono"

Coronavirus, i medici hanno poche protezioni

Pur preoccupati dall'aumento dei ricoveri di pazienti con coronavirus, i medici rassicurano sulla preparazione delle strutture ospedaliere.

L’aumento dei contagi da coronavirus in Italia, che per la prima volta dalla primavera sono arrivati a superare quota 5 mila al giorno, si riflette sugli ospedali dove i medici si stanno trovando a fare i conti con un maggior numero di ricoveri sia in terapia intensiva che in degenza ordinaria.

Coronavirus: parlano i medici

Il Corriere della Sera ha intervistato quattro operatori di altrettante aree geografiche diverse, Padova, Roma, Napoli e Palermo, che hanno spiegato la situazione nei loro nosocomi e illustrato le contromisure da prendere se i numeri dovessero tornare ad essere quelli di marzo e aprile.

Padova

Paolo Simioni di Padova ha per esempio parlato di una situazione di vigile attesa che vede lui e i colleghi più preparati rispetto ai mesi caldi dell’epidemia. “Stiamo attendendo l’evoluzione dei contagi, ma non siamo angosciati, sappiamo come gestirli“, ha affermato. In questi mesi c’è infatti stato il tempo per riorganizzare gli ospedali e imparare come convivere con il virus, anche se ciò non vuol dire che i cittadini devono abbassare la guardia. Questo il suo appello: “Proteggiamoci e distanziamoci, senza panico e senza ansie ingiustificate“.

Roma

Francesco Pugliese di Roma ha sottolineato come in Lazio l’allerta sia massima ma le strutture abbiano pianificato le misure per affrontare un’eventuale seconda ondata. I posti dell’ospedale Umberto I, quello in cui lavora, si sono riempiti in fretta nelle ultime settimane ma in sole due settimane gli operatori sono stati in grado di crearne altri 40. A giorni poi aprirà un Pronto Soccorso speciale dedicato ai casi sospetti. “Con l’arrivo dell’influenza stagionale la situazione si complicherà, ma la rete ospedaliera è pronta“, ha rassicurato.

Palermo

Spostandosi a Palermo, Massimo Farinella ha parlato di una situazione molto differente da quella vissuta in primavera, dove la Sicilia registrava pochi contagi e ospedalizzati. Se al Cervello a fine luglio c’era soltanto un degente nel reparto di Malattie Infettive, oggi ce ne sono più di sessanta. La regione ha però un piano pandemico per affrontare l’aumento dei ricoveri che ha così descritto: “Aumentano i contagi, si riaprono strutture dedicate ai malati di coronavirus. Questa settimana è toccato al nosocomio di Partinico, tornato Covid Hospital“.

Napoli

A parlare c’è anche Alessandro Perrella, infettivologo campano che non ha negato la sua preoccupazione di fronte all‘incremento dei casi positivi in Campania. I 40 posti letto del Cardarelli, fra degenza, terapia intensiva e sub intensiva, sono tutti occupati e i pazienti in arrivo al Pronto soccorso, se positivi, devono essere trasferiti altrove. “Questa situazione dimostra chiaramente che il virus circola. Non ci siamo mai illusi di poter tenere lontana l’epidemia, ma adesso temiamo una crescita esponenziale“, ha concluso.